Regia di Alfonso Brescia vedi scheda film
Gialletto dai risvolti drammatici, in cui Alfonso Brescia, reduce dai western e dai maccaroni combat, inizia ad allontanarsi dai film più riusciti della sua carriera. Con Il Tuo Dolce Corpo da Uccidere riesce ancora a portare a casa un risultato apprezzabile, seppur non memorabile. Un nobil uomo, vittima di visioni e con la passione maniacale per i pesci d'acquario, pensa bene di organizzare un ricatto per far uccidere l'invadente e tirannica moglie. Convinto di aver portato a termine il piano, cade vittima di una serie di intoppi che frenano lo smaltimento del cadavere e lo espongono al rischio di esser scoperto. Gli sceneggiatori giocano su un intreccio che ha poche soluzioni da proporre, tanto che l'epilogo giunge non così a sorpresa. Fa inoltre storcere la bocca la scelta di far spostare l'azione dalla Spagna al Marocco, luogo scelto per far sparire il cadavere della defunta.
La regia è di circostanza e risponde alla causa. Buone le interpretazioni. In particolare spicca, in un ruolo secondario, la bellissima Orchidea De Santis. Giorgio Ardisson, reduce dagli spaghetti western di terza fascia, è il protagonista nevrotico e ansioso su cui si concentra il film. Eduardo Fajardo, celebre volto western (è il mitico maggiore Jackson, il cattivo in Django di Sergio Corbucci), è l'amante della moglie del protagonista. Quest'utlima, decisamente odiosa (simpaticissimo il finale con Brescia che alternerà il primo piano di un Fajardo poco allettato dalla prospettiva di futuro con la donna e quello delle valige utilizzate da Ardisson per disfarsi della consorte), è interpretata dalla francese Françoise Prevost.
Non eccelsa la fotografia, dimenticabili le musiche di Savina.
Gialletto senza infamia e senza lode di coproduzione italo-ispanica.
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