Regia di F. Gary Gray vedi scheda film
La parola inglese “cool” è difficile da tradurre in italiano. Forse diremmo “fico”, nel senso di “alla moda”, “affascinante”, “sicuro di sé”: ciò che si dice di una persona tranquilla, che tiene tutto sotto controllo ed ha un’apparenza vincente. Probabilmente si direbbe anche “freddo”, secondo una traduzione più letterale. Tuttavia, cool si riferisce ad un modo di apparire, ad una veste e non ad un’essenza. Ed è questo il senso del più o meno esplicito sequel, dedicato al mondo della musica, del fortunato “Get shorty”: una confezione modaiola, tutta incentrata sulla forza vincente di due personaggi quanto mai winner e sul magico mondo della produzione musicale. In realtà, dietro la facciata per allocchi, c’è un’accozzaglia di superficialità e grossolanerie di ogni genere, una trama nulla, un po’ di musica alla moda, qualche gag azzeccata (The Rock che interpreta la guardia del corpo gay che sogna di diventare attore) e tanta vacuità. Un po’ pochino. In fondo è l’ennesimo dram-usical intimistico che racconta l’ascesa di una giovane cantante o ballerina (sul genere di “Honey”), ma in versione glamour, anzi cool… Steven Tyler recita (male) nel ruolo di se stesso e la Thurman e Travolta ballano di nuovo insieme dopo Pulp Fiction. *1/2
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