Regia di James L. Brooks vedi scheda film
Di sicuro James L.Brooks è uno che se la prende comoda,sono passati sette anni tra il suo quarto film e il quinto,questo "Spanglish" che ,a differenza di quasi tutti gli altri suoi lavori,ha avuto scarso successo e ha ricevuto assai poca considerazione dalla critica.E,per una volta,questo mettere d'accordo pubblico e critica,è un risultato giustissimo.Infatti,"Spanglish" è del tutto un film sbagliato.A parte la considerazione che l'idioma che dà il titolo allla pellicola ,in uso nelle grandi comunità ispaniche in USA,non esiste praticamente nei dialoghi,questa commedia,che di brillante ha veramente poco,è anche portatrice di una morale antipatica,oltre che lunga e apparentemente interminabile.Sì,perchè la bella messicanina con figlia a carico(in realtà la spagnola Paz Vega),così brava,carina,più in affinità con il capofamiglia Adam Sandler,chef di successo e di lusso,della moglie Téa Leoni,isterica e fedifraga,con madre alcoolizzata in casa(la migliore del film,Cloris Leachman),a un certo punto fa bene a farsi da parte,perché non fa parte della comunità,e poi è straniera:vale a dire,che pur se mancante di comunicazione interna,con evidenti problemi che minano ogni componente,ostentatrice di un benessere solo materiale,la famiglia è sacra,non sia mai che si mandi all'aria.E'una tendenza preoccupante questo assunto del cinema americano di oggi,che vede comunque come salvezza certa della società il compattarsi della famiglia,lo dice "Shall we dance?",lo afferma "I giochi dei grandi",lo impone "Spanglish".E se l'effetto collaterale della villa sul mare ,del fuoristrada macroscopico e del jogging in tuta de luxe è nevrosi e isteria tra le mura,pazienza.E allora,"Spanglish" non è solo inutile e superficiale,è pure riprovevole.
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