Regia di James L. Brooks vedi scheda film
Rispetto al trionfo di altri film del regista James L. Brooks come "Voglia di tenerezza" e "Qualcosa è cambiato", questo "Spanglish" è stato accolto piuttosto freddamente in America, sia dalla critica che dal pubblico. È una commedia sul tema dell'integrazione di diverse culture che diverte ma forse non si affranca del tutto da alcuni cliché sulla rappresentazione degli ispanici nel cinema americano; funziona a corrente alternata ma può contare sul carisma di alcuni attori fra cui la bella Paz Vega che ha un sex appeal davvero notevole e se la cava brillantemente nella parte della governante con figlia a carico che riporta la tranquillità in una famiglia americana piuttosto problematica. La descrizione di certi conflitti familiari è un po' troppo caricata mentre sul versante leggero si sente la mano del regista che azzecca più di una gag. Quando può contare su un personaggio scritto bene, come in questo caso, Adam Sandler dimostra la sua padronanza dei tempi comici e la sua scioltezza di commediante, mentre Tea Leoni è spinta un po' troppo sopra le righe in un personaggio caratterizzato in maniera vagamente misogina e fra i caratteristi si rivede l'anziana Cloris Leachman che dà il giusto colore all'anziana nonna che era stata in gioventù una cantante di successo. Il finale però stavolta non soddisfa appieno, con un ritorno dell'ordine familiare e l'estromissione forzata di Flor e della figlia che fanno pensare alla presenza di un moralismo hollywoodiano un po' invadente ed è un peccato. Costato una cifra molto alta (80 milioni di dollari di budget), che non è riuscito a recuperare, è un film che non merita di venire relegato tra i fiaschi hollywoodiani degli anni 2000, ha una sua grazia un po' flebile che porta il segno del mestiere di Brooks, regista che non può essere considerato un maestro, ma che nel campo della commedia ci sa ancora fare.
Voto 6/10
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