Regia di Graeme Clifford vedi scheda film
La storia vera di Frances Farmer (Lange), semidiva di Hollywood negli anni '40, anticonformista, simpatizzante di sinistra, che si distinse fin dai tempi del liceo, a Seattle, per il suo spirito iconoclasta, allorché scrisse un saggio sulla "morte di Dio". Nauseata da Hollywood e dalle sue finzioni, Frances venne letteralmente distrutta dalla madre (Stanley), donna vezzosa ed egocentrica, per colpa della quale Frances prima si attaccò alla bottiglia e quindi finì al manicomio, dove la lobotomizzarono. A poco valse la presenza discreta ma costante di un giornalista che la amò per tutta la vita (Shepard, che interpreta un personaggio fittizio). Frances Farmer morì nel 1970, a 57 anni.
Il film tratto dal copione di Nicholas Kazan, Christopher Devore ed Eric Bergren e diretto da Graeme Clifford è manierato e convenzionale, troppo lungo, ma assai efficace nel ricostruire le assurdità di una società parruccona e conformista come quella americana della prima metà del Novecento. I meriti del film vanno soprattutto alla strepitosa interpretazione di Jessica Lange, eccezionalmente brava nel mostrare quali segni mostruosi può lasciare su una persona sana quel cancro chiamato famiglia.
Comparsata per Kevin Costner, non accreditato nei titoli di coda.
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