Regia di Andy Byatt, Alastair Fothergill vedi scheda film
Più che Terra, il nostro bistrattato pianeta dovremmo chiamarlo Mare. Sono infatti gli oceani a farla da padroni nella suddivisione della superficie, ed è proprio agli abissi, e a quel che ci sta intorno, che è dedicato Profondo Blu. Una ricognizione di altissima professionalità tra le creature marine, la flora e la fauna che in armonia con l’elemento acqua paiono muoversi non solo a ritmo di musica, ma di fatto producendola loro la “musicalità” delle immagini. Poi, purtroppo, l’uomo ci mette lo zampino e appiccica al tutto una pomposa colonna sonora. Ora: Profondo Blu è un documentario sicuramente affascinante, realizzato benissimo e con alcuni momenti cupi e spettacolari (splendide ma spietate le orche...). Ciò non toglie che ci si possa far domande sulla natura dell’operazione. Il film sembra un collage dei migliori documentari della BBC, in particolare quelli della serie The Blue Planet andata in onda su Discovery Channel. Perché far approdare su grande schermo un prodotto più che altro televisivo? Per valorizzarlo scenicamente? Per sfruttare l’onda lunga del presunto successo dei documentari in sala? E in questo secondo caso, siamo sicuri che tutti i documentari distribuiti meritino un posto al sole e gli osanna della critica? Profondo Blu non ha nulla della sciatteria di Mondovino, siamo letteralmente su un altro pianeta. Tuttavia quando si accendono le luci resta del film un vago senso di pretestuosità.
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