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Profondo blu

Regia di Andy Byatt, Alastair Fothergill vedi scheda film

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La recensione su Profondo blu

di dedo
8 stelle

Si potrà dire che un documentario è sempre un documentario e come tale non degno di apparire, come fusione di più prodotti consimili apparsi in televisione, in una sala cinematografica. Questo lungometraggio ha una ragione di essere presentato come film, con tutte le carte in regola, sia perché descrive un mondo che per la maggior parte è ancora sconosciuto ma vero e reale, ma soprattutto perché evidenzia la crudele legge naturale della vita e della morte, dell’ordine perentorio cui la natura è assoggetta, con le immagini straordinarie con cui ci rende edotti della bellezza del nostro pianeta, della varietà di esemplari presenti in natura, dei loro movimenti eleganti ed aggraziati o ridicoli e goffi. L’uso delle riprese talora al rallenty, talora velocizzate, spesso in ripresa macro, consentono di gustare una miriade di creature sconosciute o di focalizzare immagini altrimenti non rilevabili.

Mare, Montagna. Nato in una città di mare, ho però anche vissuto 20 anni in montagna ed ho potuto rilevare come i due ambienti non siano molto dissimili. Ambedue godono della estraneità dai rumori artificiali, ambedue presentano rumori di fondo incantevoli: il dolce risuonare della risacca  e di contro il piacevole stormire delle fronde ed l’adorabile sussurrio dei ruscelli, il fruscio delle lamine degli sci che scivolano sulla neve vergine e lo straordinario tintinnio delle sartie di una barca a vela, le improvvise drammatiche variazioni climatiche e la paura che queste generano. Quindi comprendo chi ama la montagna.  Ma adoro il mare.

Il mare, color blu-smeraldo, talora liscio come un deserto d’acqua, talora poderoso, sotto la spinta del vento, con onde che si arricciolano per formare tunnel, regno dei surfisti più audaci, con un alone in cresta di miliardi di goccioline saline, che amplificano le loro dimensioni e la loro immane forza quando s’infrangono su una ripida scogliera di granito. La ricchezza di creature viventi che lo popolano e che da esso dipendono, fuori e dentro: i giocosi delfini, capaci di sollevarsi in aria e di ruotare sul loro asse, le maestose balene, gli eleganti squali, agili e talora con la pelle striata e punteggiata di macchie bianche, come cacciatori indigeni, le masse scure e fitte di acciughe, come nembi o trombe d’aria, in cui si tuffano i pesci da preda e gli uccelli ad habitat marino, le orche che attaccano ed uccidono un piccolo di balena senza che questa possa dargli aiuto, gli allegri e buffi pinguini che si spingono velocemente per approdare sul ghiaccio, le meravigliose barriere coralline, ricche di fauna multicolore, le bellissime, colorate, diafane meduse, tanto belle quanto fonte di gravi ustioni.

Il fondo dell’oceano, completamente al buio, apparentemente brullo,  dalle condizioni di temperatura e di pressione atmosferica inimmaginabili, in realtà è ricco di strutture strane (come i camini di 11 piani che emettono nubi di idrogeno solforato velenoso e i getti di acqua calda come piombo fuso) in cui sono presenti una ricchissima varietà di crostacei ed alghe. Alla luce artificiale brillano come insegne al neon alternandosi nei colori come fossimo a Brodway, i delicati trasparenti krill, i festoni di alghe, degni di decorare un albero di Natale.

E fuori i granchi, a frotte, dall’incedere sgraziato, che approfittano della bassa marea per farsi una passeggiatina, i maestosi albatros, dalle ali dal bordo sottile a formare un segmento di cerchio perfetto, gli orsi polari alla ricerca di cuccioli di leoni marini per soddisfare le loro esigenze alimentari.

E’ tutta una danza di immagini eccezionali accompagnate con proprietà dalla musica di George Fenton, suonata dalla Berliner Philharmoniker orchestra. Mi sorge un dubbio: in questa bellezza naturale l’uomo che ci sta a fare ? Voto 7,5. Questo sfogo può in parte spiegare perché scriviamo in questo sito.

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