Regia di Roger Michell vedi scheda film
La bellezza abbagliante della campagna inglese, un bambino su una mongolfiera rossa che un vecchio da terra non riesce più a controllare, quattro uomini che corrono in suo soccorso, si appendono alle corde, si sollevano, oscillano, finché un colpo di vento più forte degli altri li fa innalzare ancora di più, li costringe a mollare. Tutti tranne uno, che finirà col precipitare. Cambia così la vita di tutti i personaggi coinvolti nell’incidente, in quello che è stato definito uno degli incipit più affascinanti della letteratura contemporanea, un momento di immediata, potente evocazione visiva. L’amore fatale di Ian McEwan è un romanzo sinuoso, oscuro e romanticamente disperato, del quale il regista Roger Michell riesce solo in parte a trasferire sullo schermo le suggestioni. Fin dalla sequenza iniziale, nata per il cinema, che è bella, ma non riesce a conservare l’impatto sconvolgente della pagina scritta. Costretto all’inevitabile semplificazione del flusso interiore ossessionante su cui si costruiscono le dinamiche e gli interrogativi del romanzo, il film finisce per colorarsi di thriller e per annacquare invece la lacerante predestinazione melodrammatica del suo triangolo amoroso. E questo nonostante la bravura degli interpreti, soprattutto Rhys Ifans, stralunato e persino tenero nei panni del persecutore sentimentale.
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