Regia di Danny Boyle vedi scheda film
I milioni del titolo sono quelli che due ragazzini, Anthony e Damian, 10 e 8 anni, si vedono piovere addosso “dal cielo”: 299.320 sterline in una borsa di tela gettata da un treno in corsa che piomba sulla casetta di cartone vicina alla ferrovia dove gioca Damian. Con il padre, da poco rimasto vedovo, si sono appena trasferiti in una nuova casa, in un sobborgo industriale di una città dell’Inghilterra del Nord. Alla sua maniera, ognuno sta elaborando il lutto: il padre mette in scena ogni giorno un’efficienza disarmata, Anthony sta attaccato a internet, Damian chiacchiera coi santi. Entro 12 giorni, la sterlina lascerà il posto all’euro: come spendere quella montagna di denaro? Favola thriller contemporanea, che ricorda da vicino Piccoli omicidi tra amici (il primo film di Boyle), girato in digitale con i colori smaglianti dell’alta definizione (come il fantascientifico 28 giorni dopo), Millions conferma il talento di Danny Boyle per i minuscoli ritratti folgoranti, la sua capacità di restituirci un ambiente attraverso l’intreccio di un pugno di personaggi e di maneggiare umorismo, suspense e tocchi surreali (la sfilata dei santi con cui chiacchiera Damian). “Piccolo è bello” potrebbe essere il motto del regista britannico, come lo fu delle commedie Ealing e dei migliori esemplari della rinascita inglese anni ’80. E “piccolo” non significa per Boyle né minimalista, né sciatto, né rinunciatario.
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