Regia di Edgar Reitz vedi scheda film
I russi che arrivano sono in realtà tedeschi. Defunta anche l’Unione Sovietica, rientrano in patria alcuni membri della minoranza tedesca da tempo residente nell’enorme e multietnica Federazione (nel caso di specie, in Kazakistan). Con l’immigrazione proveniente dall’Est, s’introducono i primi elementi di disgregazione anche nella solida struttura dominata saldamente dal patriarca industriale Anton Simon. Suo figlio Hartmut – che, ultraquarantenne, ha finalmente messo incinta la moglie Mara (una donna che ricorda vagamente, ma in modo singolare, la Maria Wiegand, madre di Anton) – s’invaghisce di Galina, giovane immigrata dall’ex URSS, e vuole rendersi indipendente dall’attività industriale del padre. Così facendo, Hartmut si mette nelle mani di un «distruttore di società», cioè un soggetto che lavora per una compagnia che, con metodi subdolamente mafiosi, manda in rovina le aziende e poi se ne impadronisce. Da parte sua, Anton, alla nascita del primo nipotino maschio (figlio di Hartmut e battezzato Mathias Paul Anton), intesta a quest’ultimo gran parte del proprio patrimonio. Ciò suscita l’invidia ed il risentimento dei fratelli e delle sorelle di Hartmut, sposati senza figli o con figlie femmine. Nel frattempo, lo stesso primogenito di Anton corteggia in maniera sempre più serrata Galina, fino ad indurla a lasciare il marito. In macchina insieme a lei, causerà un incidente stradale, nel quale muore il fidanzato di Lulu, la figlia di Hermann. Sembra di intravedere i germi della disgregazione dei Simon, la famiglia che ormai simboleggia l’unità della comunità di Schabbach.
L'impressione è che il cambiamento di mentalità di Ernst, avvenuto durante i due anni di prigionia in URSS, sia fin troppo repentino, da trafficante di opere d'arte in odore di speculazione, a benefattore degli immigrati russi d'origine tedesca.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta