Espandi menu
cerca
Città amara. Fat City

Regia di John Huston vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Antisistema

Antisistema

Iscritto dal 22 dicembre 2017 Vai al suo profilo
  • Seguaci 56
  • Post -
  • Recensioni 646
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Città amara. Fat City

di Antisistema
10 stelle

La vita è una fogna; avara di soddisfazioni, piena di sacrifici e colma di sofferenze, tanto che a poco a poco ti sfianca sino a metterti K.O., come fa con Billy Tud (Stacy Keach) ex pugile di 29 anni che non s'è mai rassegnato ad una sconfitta dalla quale non s'è mai ripreso poichè gli è costata molto cara, oppure se la vita vuole vedere l'essere mano soffrire prima ti regala la speranza di poter essere qualcuno in mezzo alla massa e poi improvvisamente ti gettà in faccia l'amara realtà di tale stupida illusione destinata a dissolversi alla prova dei fatti come accade al diciottenne Ernie Munger (Jeff Bridges). 

John Huston ha sempre narrato di personaggi che vogliono elevarsi dalla propria condizione che li rende indistinguibili tra la moltitudine informe di persone; molto spesso però le loro ambizioni sono frustrate e la sconfitta arriva a colpirli duramente; un cinema di perdenti e di vinti, i quali lottano tenacemente per raggiungere i loro obiettivi salvo fallire miseramente per le proprie incapacità personali o per le circostanze avverse. Raggiungere la Fat City, simbolo di perfezione è un qualcosa di utopico su cui la propaganda americana per anni e anni ha pontificato promettendo la realizzazione del cosidetto "sogno", salvo poi scoprire da sè che esso semplicemente risulta impossibile da raggiungere perchè non è mai esistito. 

Il regista segue due percorsi esistenziali, quello di una persona a 29 anni già sul viale del tramonto e quella di un giovane di 18 anni potenzialmente una stella nascente; ma entrambi scontano una sconfitta sia sul lato sportivo che su quello privato. 

 

Stacy Keach

Città amara. Fat City (1972): Stacy Keach

 

La California ritratta da Huston non ha niente di mitico, ma in realtà sa molto di amaro, come cattura alla perfezione l'atmosfera cupa e sporca la fotografia iper-granulosa di Conrad L. Hall, che ci regala scorci realistici restituendoci un'immagine disperata di un'umanità destinata ad una muta rassegnazione del proprio fallimento. Billy passa il proprio tempo sperando di poter rientrare nel giro in cerca di una seconda occasione di riscatto, però l'uomo passa la maggior parte del proprio tempo tra lo spaccarsi la schiena nei campi a raccogliere cipolle e sperperare quel poco che guadagna tra i banconi di un bar e l'altro, osservando gente di varia umanità tra cui una prostituta di nome Oma (Susan Tyrrell) dedita all'alcool con cui pensa di poter costruire un qualcosa che giorno dopo giorno si rivelerà sempre più impossibile da portare avanti. 

Ernie Munger impressionato da un paio di complimenti di Billy, pensa di poter fare carriera nel mondo della boxe, 2-3 incontri in cui verrà messo innanzi alla dura realtà delle cose lo riporteranno con i piedi per terra, ritrovandosi a neanche venti anni già un adulto fatto e finito nonostante sia solo un ragazzo. John Huston conosceva il mondo del pugilato e ci offre uno spaccato perfettamente reale delle persone che popolano questo mondo, andando da presunti fenomeni che si rivelano schiappe ad approfittatori pronti a qualsiasi cosa pur di intascare qualche soldo in più. 

 

 

Sogni e speranze di giovani e adulti s'infrangono innanzi ad un destino che li vuole perdenti, è il circolo vizioso della vita ritratto senza pedanteria, spettacolarizzazione o compiacimento da parte di John Huston; abbiamo quindi a che fare con dei vinti di Verghiana memoria, dove ogni tentativo di modificare la propria condizione di partenza porta solo al peggio e alla distruzione di quel poco di decente che vi era prima.

Billy e Ernie, come ci si tenta di cambiare ognuno di questi due fattori il risultato non cambia ed infatti otteniamo che entrambi si ritrovino seduti ad un bancone del bar muti nella loro tristezza, non avendo d'altronde nulla da dirsi perchè perfettamente coscienti di essere dei vinti e fissare con aria smarrita tramite i loro occhi persi nel vuoto cercando come mero palliativo di commentare qualcosa su chi sta peggio di loro, un'immagine degna del realismo sporco dello scrittore controcorrente Charles Bukowski. 

Il bello di John Huston è che lo puoi esaltare quanto massacrare vista la sua filmografia a mo di montagne russe, ma quando aveva la possibilità di dare il 100% delle proprie abilità, era un regista assolutamente secondo a nessuno e con Città Amara - Fat City (1972), il regista ci regala il suo miglior film dai tempi di Giungla d'Asfalto (1950) ed il secondo dei tre grandi capolavori assoluti della sua filmografia insieme a The Dead - Gente di Dublino (1987). 

 

Stacy Keach

Città amara. Fat City (1972): Stacy Keach

 

Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati