Regia di John Huston vedi scheda film
Film tra i più sinceri di Huston, un racconto dove predomina il disincanto e l'amarezza su personaggi marginali, pugili falliti o astri nascenti che quasi sicuramente non riusciranno a proseguire il loro cammino nello spietato mondo della boxe. Si avverte che l'ispirazione di Huston è autentica dalla simpatia umana con cui sono ritratti i protagonisti, dall'accuratezza del microcosmo sociale di Stockton in California, con i suoi bar popolati da tutta una folla di personaggi, principalmente falliti che cercano di aggrapparsi disperatamente all'illusione del successo. Il ritratto più efficace è naturalmente quello del protagonista Billy Tully, un pugile trentenne che aveva perso l'incontro più importante della sua carriera anni addietro e che adesso cerca di tornare sul ring dopo essere stato abbandonato dalla moglie ed essere divenuto un ubriacone. L'interpretazione di Stacy Keach risulta di grande finezza nel dosaggio delle sfumature psicologiche del personaggio, ben affiancato da Susan Tyrrell nel ruolo dell'alcolizzata e disperata Oma, probabilmente la migliore interprete del cast, che ebbe anche una nomination all'Oscar per la sua performance. Benissimo fotografato da Conrad L. Hall, il direttore della fotografia che circa trent'anni dopo avrebbe vinto due Oscar per American beauty ed Era mio padre, è un ottimo dramma che è stato giustamente avvicinato alla narrativa di Hemingway e che si chiude con un finale aperto in cui sembra essere rimasta poca speranza per i protagonisti. Qualche scena sembra essere tirata un pò troppo per le lunghe, ma nel complesso il film si piazza fra i migliori del regista e sfiora il capolavoro; nel cast merita una segnalazione anche un giovanissimo ma già bravo Jeff Bridges.
voto 9/10
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