Regia di Patrick Yau vedi scheda film
La notte più lunga è quella dello spettatore...
Formalmente diretto da Yau (che nello stesso anno dirige l'egualmente deludente Expect the Unexpected), che viene però ben presto sostituito dal produttore To, The Longest Nite, incomprensibilmente apprezzato da una parte della critica e del pubblico, si afferma invece come quanto di peggiore abbia mai regalato la Milkyway di To e Wai.
Si tratta di un noir tedioso ed esasperante, che impiega un’infinità di tempo a partire e che, anche quando finalmente si decide a farlo, non arriva a regalare nessuna sequenza particolarmente memorabile (quella finale è buona, ma non è altro che una citazione [scopiazzatura?] de La signora di Shanghai), e riesce invece sorprendentemente nell’impresa di annoiare nonostante la durata stringata.
L’intreccio più che machiavellico e intricato volutamente ermetico e a tratti poco chiaro non migliora di certo la situazione (e difatti la sequenza iniziale è stata inserita al solo scopo di tentare di rendere un poco più comprensibile la vicenda, ed è per tale motivo che stona alquanto con ciò che segue).
E poi il clima da noir metropolitano (che tra l’altro non ha nulla di particolarmente innovativo), l’originalità di certe inquadrature così come il colpo di scena finale (comunque vagamente prevedibile), non bastano a risollevare le sorti di un film poco consistente e piuttosto frustrante, incapace di andare oltre gli stereotipi (i caratteri dei due protagonisti non hanno [tolto il look un po’ inusuale di Lau] nulla di così intrigante) e incapace di creare reale tensione.
Insomma, un film deludente, che nulla ha a che vedere né con i migliori noir hollywoodiani che vengono talvolta citati né tanto meno coi migliori noir hongkonghesi. Ottimo successo in patria, da noi è ancora misconosciuto ed è finito direttamente disperso nei meandri dell’home-video (ma la cosa sinceramente fatica a spezzare il cuore).
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