Regia di Johnnie To vedi scheda film
Jack e Martin, killer spietati da parti opposte della barricata, in realtà non perdono occasione per manifestarsi stima recirpoca.
In modo alquanto surreale, cercando di sorseggiare del vino tra prove di abilità e giochi di sponda per impedire all'altro di appoggiare le labbra al calice.
Sembra sicura la loro resa dei conti, prima o poi.
E invece i loro capi giocano un brutto scherzo:dopo che le gangs si sono quasi sterminate reciprocamente si accordano tra di loro ed emarginano i due che hanno riportato danni ingenti nello scontro. Cercando anche di eliminarli fisicamente.
E da qui comincia la loro vendetta.
Johnnie To esplora il lato amorale del capo che tradisce il suo fedele servitore in un western metropolitano che si perde nel noir della notte hongkoghese.
Sicuramente Peckinpah ma anche tanto John Woo sia per l'enfasi con cui sono girate le innumerevoli sparatorie al ralenti di cui è colma la pellicola , che per il melò che esce prepotente quando il film si incanala nel vendetta movie.
L'amicizia nasce dalla volontà comune di reagire a un sopruso, dalla sete di vendetta che li accomuna, dalle cicatrici che ognuno porta con sè. Chi fuori e chi dentro.
Di fondamentale importanza il lavoro sulle luci che colorano le varie tonalità del film, dal calore della vita, dell'amore e della passione fino al freddo elettrico del neon che accompagna alla morte.
I boss brindano alla morte dei loro sicari bevendo dalla bottiglia di vino che un giorno avrebbero dovuto bere assieme Jack e Martin.
Il vino gocciola sul tavolo in uno stillicidio di sangue metaforico,
appena prima di quello reale.
Una vendetta anche "oltre " la vita con il cappello da cowboy ben calcato sulla testa.
Sarà anche retorico ma è trascinante in modo contagioso.
L'immortalità dell'eroe.
come al solito inappuntabile anche se talvolta si lascia prendere dall'enfasi
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