Regia di Lamberto Bava vedi scheda film
Celebre giallo con punte di erotismo talvolta prevaricanti il genere thriller, ripetutamente proposto nei palinsesti televisivi. Un Bava minore, a causa di un cast artistico non proprio memorabile. Le foto di Gioia ha comunque i suoi bei momenti, grazie alle buone capacità dei collaboratori (tecnici e artistici) impiegati dietro le quinte.
Gioia (Serena Grandi), ha un trascorso come fotomodella di nudo ma dopo la morte del marito è subentrata alla gestione editoriale della rivista sexy "Pussycat", abbandonando i set fotografici. Le ragazze che posano per il giornale entrano improvvisamente sotto le attenzioni di uno spietato assassino che, dopo aver compiuto i delitti, invia foto dei cadaveri sullo sfondo di una gigantografia di Gioia. Terrorizzata dagli avvenimenti, Gioia inizia ad essere tomentata da incubi spaventosi che la vedono al centro delle attenzioni dell'assassino. I suoi sospetti, circa l'identità dietro ai delitti, vanno a un paralitico che ha il discutibile passatempo di spiarla con un cannocchiale.
Lamberto Bava ha stile, inutile negarlo, e compone immagini di rara bellezza (sia sexy che thriller) ma i convincenti attori italiani di un tempo, nel 1987 sono ormai solo un ricordo. Le foto di Gioia presenta ancora elementi fondamentali che hanno contribuito a rendere prestigioso a livello internazionale il cinema di genere nostrano: le notevoli musiche di Simon Boswell, la superba cinematografia di Gianlorenzo Battaglia, gli efficaci trucchi (realizzati in tempi brevi e a costi ridottissimi) di Rosario Prestopino e il non indifferente contributo, al reparto scenografico, di Massimo Antonello Geleng. Il produttore e regista Luciano Martino è ideatore del soggetto, mentre la sceneggiatura (per nulla scadente, anzi) è della consolidata coppia Clerici/Mannino, esperti di giallo all'italiana e già al lavoro, in precedenza, per alcuni dei registi più significativi del settore (Lucio Fulci, Ruggero Deodato, Aristide Massaccesi, Mario Caiano). Di suo Bava ci mette un estro visionario che rende appetibile ai mercati esteri il prodotto (le allucinazioni del killer, che osserva le vittime immaginandole con aspetto ibrido tra umano e insetto), reso vivace da una ferocia (più che altro concettuale e non del tutto esplicitata) che va di pari passo alla sensualità dei copri presi di mira. La Salerno brutalizzata con miele ed api, Trine Michelsen metamorfosata in un enorme insetto: sono momenti che non si dimenticano, per la loro contraddittoria commistione tra erotismo e violenza.
Purtoppo il regista deve subire l'imposizione della produzione, che punta a sfruttare il successo della celebrata interprete de La signora della notte (1986). Serena Grandi in quegli anni era al top della carriera, con titoli molto graditi dal pubblico tipo - oltre a quello citato - Miranda (Tinto Brass, 1985), Desiderando Giulia (Andrea Barzini, 1986), L'iniziazione (Gianfranco Mingozzi, 1986) e Rimini Rimini (Sergio Corbucci, 1987). L'attrice bolognese era dunque in quel preciso momento un'icona dell'erotismo, funzionale e adatta a interpretare ruoli sexy. Ma Le foto di Gioia è anche, e soprattutto, un giallo. E Bava, in questo specifico contesto, con l'erotismo sembra non trovarsi del tutto a suo agio. Ne esce un film destinato a diventare, in futuro, appuntamento fisso nei palinsesti della programmazione notturna televisiva. Perdendo così il suo magico effetto, ossia quello di apparire su un grande schermo. La visione di Le foto di Gioia, in una sala cinematografica del tempo, faceva acquistare punti al film. Per la bella fotografia e per i particolari delle scenografie che sono state curate in dettaglio. Anche l'indimenticabile Daria Nicolodi (ex moglie di Argento) compare in una breve particina, ma non sembra essere pienamente convinta del ruolo.
Tra Hitchcock e Siodmak: alla base di Le foto di Gioia
Gli autori della sceneggiatura, e di conseguenza lo stesso Bava, guardano con certa riverenza al maestro del thriller inglese (Hitchcock), omaggiandolo nella scelta di inserire nel film il voyeur che ricorda, nemmeno troppo velatamente, James Stewart ne La finestra sul cortile (1954). Però anche altre citazioni, meno evidenti (ma più interessanti), sembrano essere da individuare nel punto di vista del killer, che percepisce in maniera distorta le vittime con forma mostruosa, significativamente enunciata dalla testa metamorfosata a insetto delle vittime. In un vecchio film di Siodmak, La scala a chiocciola (1946), agisce un assassino con caratteristiche molto simili a quello proposto ne Le foto di Gioia: anche per lui coloro i quali sono ritenuti, per un motivo o per l'altro, diversi o impediti fisicamente, diventano obiettivo della sua furia omicida.
La parola a Lamberto Bava [1]
"(Le foto di Gioia) E' un'operazione che chiunque l'ha visto riconosce che è un film mio, anche se c'è Serena Grandi che, poveretta, ce l'ha messa tutta, devo dire. Oggi come oggi ti dico che è stata un'operazione abbastanza sbagliata, che era meglio se non la facevo. Nel senso che io non ne sono uscito male, lei sì, purtroppo per lei, perché Serena dopo quello e il film che ha fatto adesso (L'iniziazione, n.d.r.) deve tornare a mostrare il culo perchè sennò.... Si è capito che se non mostra il culo non la và a vedere nessuno! Perchè come attrice non ci crede nessuno, non ci vuol credere nessuno. Però devo dire che il film...
C'erano anche delle scene abbastanza strambe, l'idea che l'assassino vedeva tutte le vittime mostrificate prima di ucciderle era una cosa che mi piaceva, per esempio, e lì ho combattuto contro i produttori che dicevano: ah, no, è un film giallo normale! Meno male che c'ho messo quello, almeno l'hanno venduto all'estero per quelle cose lì! Però devo dire che anche in quel film, in cui il tema era questo, un tema che ho accettato al momento: facciamo un giallo, un thrilling con Serena Grandi, che si adatti all'erotico, io penso che lo svolgimento della sceneggiatura sia stato abbastanza positivo, perché devo dire che l'ho approvata, c'è stato anche lì parecchio lavoro. C'erano abbastanza soldi per fare il film, anche abbastanza tempo, non mi è stato lesinato. Devo dire che poi i risultati sono stati mediocri. Come film è un giallo normale, Serena Grandi rivedendola devo dire che mi stride un pò anche a me. Lì per lì forse c'ho creduto. anche in quel film c'era un pezzo di cinema che era uno dei migliori che ho fatto: il pezzo del supermercato e dell'ascensore era un bel pezzo di cinema. I film sono come i figli: non è che fai sempre un figlio bellissimo, biondo, alto, o bruno, macho; possono venire bruttini, però sono sempre figli tuoi. (...)
Chi lo sa: ci sono dei film che vengono bene, e dei film che ci metti lo stesso impegno e non vengono bene."
[1] Estratto da "Sequenze n. 7 - Rosso Italiano (1977/1987)"
"L’orecchio tende ad essere pigro, brama le cose familiari, ed è scioccato dall’inaspettato: l’occhio, d’altro canto, tende ad essere impaziente, anela la novità ed è annoiato dalla ripetizione." (W.H. Auden)
F.P. 24/03/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 89'56")
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