Regia di Lamberto Bava vedi scheda film
Gioia è a capo di una rivista per soli uomini; formosa, piacente e ricca, ha più di un rivale e di un nemico. Quando due delle modelle che lavorano per lei vengono trovate assassinate, per Gioia comincia un incubo.
Pronti, via: le tettone strabordanti della protagonista sono subito scagliate in primo piano dalla sapiente regia, che in questo modo esaurisce tutti gli effetti speciali a disposizione della pellicola nel volgere di alcuni secondi dal suo inizio. Per il resto del film non ci rimarrà che assistere a recitazioni canine di una storia insignificante, cercando invano qualche brandello di suspence o di tensione che - quando finalmente compaiono - vengono puntualmente demoliti nell'immediato dall'approssimazione con cui il lavoro viene confezionato. L'unica scena degna di qualche attenzione è quella in cui Sabrina Salerno - ebbene sì, non bastava Serena Grandi come protagonista: un vero e proprio tripudio mammellare - viene ammazzata, ovviamente nuda, da uno sciame di vespe che le hanno invaso casa. Poca roba, e questo era il massimo: il resto del film è decisamente peggio, fermo restando poi che la Grandi (ma che dico Grandi? Immense!) non è un'attrice e Bava non mostra il benchè minimo interesse a farla recitare. Bava: figlio del grandissimo Mario, da cui non deve avere ereditato granchè in talento visivo, aveva a lungo collaborato con Dario Argento, riuscendo a non apprendere più di tanto neppure da questa gustosa frequentazione; nel complesso un'opera come Le foto di Gioia può aspirare solamente a raggiungere due microtarget di pubblico: quello degli incalliti onanisti fan della protagonista (spesso nuda, dalla vita in su ovviamente: il resto a che serve?) e quello degli affezionati del trash involontario. Nel cast anche Capucine, George Eastman e Daria Nicolodi; sceneggiatura di Gianfranco Clerici e Daniele Stroppa. 1,5/10.
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