Regia di Mario Costa vedi scheda film
Margherita, cantante di cabaret, è vedova e senza figli; mandata ingiustamente via dal locale in cui lavora, viene anche aggredita fisicamente dalla rivale Ninì. Margherita comincia a prendersi cura di un bimbo orfano, che la donna scoprirà poi essere figlio proprio di Ninì e di un minatore che nel frattempo si è trasferito in Belgio. Ma l'uomo sta tornando a casa...
Un bel melodramma vecchio stampo, questo Pentimento, scritto e diretto da un Enzo Di Gianni particolarmente in forma. Niente di oltremodo memorabile, si capisce – anche perché il Nostro non ha mai girato opere dalle alte pretese artistiche – ma per un prodotto dichiaratamente popolare, destinato cioè all'intrattenimento delle masse, siamo a un livello accettabilissimo. L'originalità non passa da queste parti e siamo tutti d'accordo, ma la narrazione scorre spedita lungo gli ottanta e poco più minuti di proiezione, e la storia sopperisce in quantità dove soffre sul piano della qualità; anche le scelte degli interpreti ripagano il regista, che può contare su Eva Nova, Paul Muller, Nyta Dover, Cesare Danova, Enrico Glori, Doris Duranti e sul piccolo Giancarlo Nicotra, futuro regista televisivo di successo; per le parti canore – non poche, in effetti – il film può inoltre contare sulle presenze di Gino Latilla e Nilla Pizzi. All'interno del filone a base di disgrazie e sofferenze, tanto in voga all'epoca, questa pellicola si situa nel sottogenere del lieto fine (l'alternativa è evidentemente la tragedia più totale). Non un capolavoro, come rilevato, ma modesto artigianato che raggiunge le aspettative di partenza. 4/10.
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