Regia di Lawrence Guterman vedi scheda film
Un Mask senza Carrey parte già povero, anche se per ribadire gli antenati nobili il protagonista di questo sequel Tim Avery ha lo stesso cognome di Tex, il genio dell’animazione. Dopo aver indossato la famigerata maschera per un veglione di Halloween, Tim ci va anche a letto con la moglie e la mette incinta di un pupo terribile. E mentre la moglie lo lascia solo col neonato una settimana, il poverino deve vedersela prima con il cane che, impossessatosi della maschera, vuole far fuori il moccioso, e poi con Loki, il figlio di Odino intenzionato a impossessarsi dell’oggetto mitico. Il film ha l’aria di un sottoprodotto di serie B, che ricalca abusivamente l’originale di Chuck Russell. La zavorra maggiore è l’abuso di effetti digitali, che ormai rendono possibile qualunque cosa e annoiano rapidamente. Tuttavia, l’immaginario fracassone e cartoonesco evocato (oltre ad Avery, soprattutto Woody Woodpecker e One Froggy Evening) rimane abbastanza simpatico e alcune gag ingranano. Niente a che vedere, comunque, con il ritmo dell’originale: anche perché il pacioccone Kennedy non può contare su una “faccia di gomma” di nascita come quella di Jim Carrey.
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