Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film
E' un punto di non ritorno per l'animazione "seriale" giapponese (e non), l'anno era il 1984.
Questa pellicola dà un valore diegetico e semiologico alla straripante serialità dell'animazione (soprattutto giapponese, soprattutto di quegli anni) oltre ad essere uno degli "addii" più riusciti ad un personaggio e ad un modo di fare intrattenimento (anche se Oshii tornerà in parte a questi temi e ad una goliardica irrequietezza esistenziale con gli Oav del 1988 di Patlabor).
Bello, divertente, profondo.
Fu un fallimento ai botteghini, Oshii per la prima volta ebbe campo libero anche sulla sceneggiatura.
La sua distribuzione e trasmissione televisiva (mai avvenuta) italiana
Oshii qui, con il suo secondo film da regista (il primo era stato l'anno prima proprio Lamù Only You) mette in scena la "differente percezione della realtà", usa i riflessi che si moltiplicano in campo come possibili verità tutte allo stesso modo "reali", ci dice dell'impossibilità ( e dell'inutilità) di distinguere tra 'realtà' e 'illusione', gioca con il flusso temporale e con il montaggio, infatti il film "inizia" reiteratamente un bel pò di volte, serialmente, come, appunto, l'opera animata Lamù è in effetti, un lunghissimo serial ed un sogno dal quale, per molti appassionati, era stato difficile risvegliarsi. Per finire con una frase che, con una buona dose di possibilità, Oshii stesso dice tra sè e fa dire al folletto Mujakki mentre fa riniziare un "altro" giorno al liceo Tomobiki: "QUANTI SOGNI QUESTI GIOVANI, COME é DIFFICILE STARGLI DIETRO". Un addio bellissimo.
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