Regia di Takashi Miike vedi scheda film
Probabilmente l'opera più aggressiva e provocatoriamente anticonvenzionale di Takashi Miike, nome estremo dell'estremo Oriente. Visitor Q è uno dei film più apprezzati anche da un altro artista estremo e folle come Alejandro Jodorowski.
Dal primo all'ultimo secondo è un susseguirsi di circostanze del tutto fuori dal comune, vomitate dal microcosmo di una famiglia, un nucleo simile nel profondo, si vorrebbe dire in modo totalmente distruttivo, a tutte le altre famiglie: incesti senza traumi, violenze domestiche e a scuola, necrofilia, indifferenza, sadismo, prostituzione, egoismo, delirio, brama, mistero (l'ospite sadico-burlone-seduttore-salvatore). Critica alla mancanza di scrupoli dei mass media (il padre giornalista che riprende i pestaggi subiti dal figlio per uno scoop e poi uccide e violenta la collega per troppa immedesimazione); il nuovo equilibrio affettivo sarà ritrovato con la liberazione erotica sui generis della madre, con una vita sessuale ancor più relegata tra consanguinei, con l'omicidio di chi è fuori dal parentado.
Un film assurdo, amorale, fastidioso, ma salvato dall'ironia macabra e a volte cartoonesca, dall'abilità realistica e credibile del digitale, tuttavia un pò penalizzato da una certa prolissità nella prima parte (nonostante la durata sia già abbastanza contenuta). Perché però quegli interventi di censura sulle pubenda nei rapporti sessuali e non nella scena della sodomizzazione col microfono? Forse una provocazione alla rovescia?
L'interesse è garantito; piena sufficienza.
Mediocre e banale, ma che non stona con la meschinità della vicenda. Casualità o Miike gioca anche qui con l'ambiguità? Il dubbio rimane.
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