La recensione su The Eye 2

di undying

5 stelle

Horror parzialmente riuscito, seguito di un film che ha lasciato il segno ma che ha anche dato il via a una serie di pessimi derivati. Un marchio di fabbrica dei fratelli Pang, registi di breve carriera rimasti legati allo stesso soggetto di The Eye. Autori di seguiti, via via, l'uno peggiore dell'altro.

Joey (Shu Qi) sta vivendo un brutto momento: abbandona il lavoro, spendendo tutte le sue rimanenze economiche, per rinchiudersi in una camera di un hotel dove tenta di togliersi la vita, ingerendo un'alta dose di barbiturici. L'intervento di un inserviente (che avrebbe dovuto svegliarla ad una data ora) si rivela provvidenziale e, a seguito di una lavanda gastrica, la ragazza si salva. Joey tenta quindi di mettersi in contatto col suo fidanzato - Sam (Jesdaporn Pholdee) - ma, senza apparente ragione, dopo l'incidente quest'ultimo sembra cercare di evitarla. La giovane, dopo aver saputo di essere incinta, nel tentativo di riavvicinarsi al suo amante apprende con delusione che questi non intende più continuare la relazione con lei. Intanto strane visioni turbano l’equilibrio psichico di Joey: durante un corso di pre-parto sperimenta una visione da incubo, simile a una vera e propria allucinazione. Una delle tante che la perseguitano dopo il tentato suicidio. Messasi in contatto con un monaco buddista, viene informata di quel che le sta accadendo: le anime dei defunti appaiono in due circostanze ai vivi; quando si è in bilico, tra la vita e la morte (esperienza vissuta dalla ragazza dopo aver ingerito le pillole), ovvero quando una donna è incinta. È, infatti, secondo la legge karmica della reincarnazione che le anime dei defunti inseguono le donne gravide al fine di poter prendere il posto del bambino nascituro. Ma chi è quella signora che Joey vede in continuazione? Dopo aver scoperto che il suo ragazzo era sposato e che, come conseguenza della sua relazione, la moglie si è tolta la vita, un insieme di sensi di colpa inducono Joey sull’orlo della follia, spingendola di nuovo a considerare l’idea del suicidio.

Seguito di un film orientale (The Eye, 2002) che a suo modo ha diviso l’opinione pubblica raccogliendo, in uguale misura, riconoscimenti e critiche. Sulla linea del film precedente, i fratelli Pang proseguono il loro percorso nel cinema horror ambientato tra Hong Kong e Thailandia: nel primo capitolo della serie l’occhio, causa di visioni oltretombali e spiritiche, era quello di un'emarginata “visionaria” deceduta, quindi trapiantato su una paziente; ora è quello, anzi, sono quelli, di una giovane depressa che ha tentato il suicidio per scoprire, solo in seguito, di essere incinta. Stile agitato, caotico e movimentato, colonna sonora ritmata e coinvolgente al servizio di una storia che, per tutta la durata del primo tempo, riesce a garantirsi l’attenzione dello spettatore. Sarebbe stato un must del genere, ben superiore alla pletora di mediocri sequel e remake americani, se la seconda parte del lungometraggio avesse mantenuto lo stesso livello tecnico del primo tempo, evitando poi un finale quasi ridicolo, poco o per nulla riuscito. I fratelli Pang purtroppo faranno molto di peggio, raggiungendo il punto più basso della loro, piuttosto breve, esperienza cinematografica con il terzo, inguardabile, capitolo (The Eye 3. Infinity, 2005).