Regia di Susanne Bier vedi scheda film
Funziona il rapporto tra i fratelli (che, stando al titolo originale, dovrebbe essere il nodo centrale del film), ma la materia, piuttosto consueta nel cinema scandinavo, della famiglia come nido di vipere e groviglio di sensi di colpa che causano l'infelicità collettiva, è affrontata in maniera troppo semplicistica dalla regista. La Bier suggerisce che la confessione e l'espiazione delle colpe (come fa il fratello scapestrato Jannik, andando a chiedere perdono alla cassiera della banca da lui rapinata) siano la via per poter vivere sereni la propria affettività. Alla fine, comunque, non si capisce se Michael abbia davvero intenzione di confessare - non soltanto alla moglie - quello che è davvero avvenuto in Afghanistan. Niente da rimproverare, comunque, agli attori, nemmeno ai più piccoli.
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