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Non desiderare la donna d'altri

Regia di Susanne Bier vedi scheda film

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La recensione su Non desiderare la donna d'altri

di speedy34
6 stelle

Sottolineiamo una pecca della casa di distribuzione italiana – Teodora Film – in merito all’uscita nelle nostre sale della pellicola danese di Susanne Bier “Non desiderare la donna d’altri”. In originale il titolo è “Brothers” e probabilmente sarebbe stato meglio che restasse tale per evitare che sin dalle prime immagini lo spettatore riuscisse a prevedere i diversi passaggi narrativi del film che – stimolati da un titolo italiano molto esplicito – non lascia adito a molti dubbi! Per il resto la Teodora Film (nel suo listino titoli importanti come “La Nina Santa”, “L’eredità”, “Kops”, “Camminando sull’acqua”) conferma la sua attenzione e predilezione – e gliene siamo grati – per un cinema di testa e di cuore che non lascia mai inerti o passivi neanche lo spettatore più disincantato. La storia dei due fratelli Michael (Ulrich Thomsen, lo straordinario protagonista de “L’eredità”) – militare di carriera e felicemente sposato con prole – e Jannik (Nikolaj Lie Kaas , volto e sguardo difficili da dimenticare!) – la pecora nera della famiglia – è il teso e drammatico racconto di un confronto/scontro familiare vivisezionato dalla regista Bier (la scuola del Dogma ha lasciato le sue cicatrici) con sguardo accanito e fredda compassione umana. Anche l’elemento femminile – la bella moglie Sarah (Connie Il Gladiatore Nielsen) divisa tra il marito Michael - creduto morto in missione di guerra – ed il fratello – che diventa sempre più indispensabile nel fragile equilibrio di una nuova situazione di vita – diventa il mero pretesto narrativo per raccontare della tragicità e comicità di un quotidiano in sorprendente divenire. Film di sguardi prolissi, luce crepuscolare, montaggio serrato, “Non desiderare la donna daltri” si rivela un’opera dalle pregevoli intenzioni ma dai risultati così scontati e pedanti da farsi apprezzare maggiormente per lo spirito sincero, diretto ed istintivo che anima la relazione tra i suoi personaggi piuttosto che per la tesi di un film che gira a vuoto su se stesso.

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