Regia di Paul Weitz vedi scheda film
Papà Dan ha una bella figlia adolescente, Alex, un altro bimbo in arrivo e un sereno matrimonio. Ha pure un buon posto, perlomeno fino a quando i boss non decidono di rivoluzionare tutto, anteponendogli un capo, Carter, che ha la metà dei suoi anni. I tagli del personale fioccano, gli stipendi si assottigliano. Poi Carter decide di mettersi con Alex, e Dan si incavola. Ma non andrà come previsto. Quella che poteva essere una lotta impari tra generazioni e modi di vita, diventa invece una collaborazione contro le corporazioni e l’imperialismo di mercato. Una commedia umana, In Good Company, che prende strade abbastanza sorprendenti. Il nocciolo è la celebrazione della buona famiglia americana e dell’uomo dai sani valori, però intorno c’è dell’altro, la progressiva consapevolezza di un’inadeguatezza, per esempio. Dan e Carter, alla fine, vincono contro i potenti (ottima la sequenza col cameo di Malcolm McDowell, peraltro non accreditato), ma il secondo in verità fallisce, come boss, come fidanzato, come “nuovo uomo”. E non gli resta che lasciare tutto. Mica male, per un filmetto che onora i beceri principi del familismo. Bravo Quaid, e straordinario Topher Grace, dal ruolo difficile che fa l’intero film. In colonna sonora, brani cool di Damien Rice e Iron & Wine.
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