Regia di Ken Russell vedi scheda film
Thriller psicoanalitico sulla doppia vita di una donna, stilista di giorno e prostituta di notte, in una variante un po' pacchiana di Jekyll e Hide; un prete si assume il compito di redimerla, sentendosi "lei stessa"; un elettricista invece se ne innamora. I personaggi assumono tutti un valore psicoanalitico: abbastanza evidente il parallelo tra il prete che è l'"altro Sè" e il Super-Io freudiano; fino al finale con un agghiacciante balletto di morte costruito sul totale scambio di identità; e i "crimes of passion" del titolo sono i delitti, contro noi stessi, che la sessualità e il non-rispetto per sè stessi ci portano a compiere (interessante notare affinità con il precedente "Stati di allucinazione" per la meditazione insistita sul concetto di "Sè"; in quel caso più metafisica, in questo più psicoanaliticizzante). Peccato che quello che poteva essere uno scavo psicoanalitico un po' torbido e anche inquietante spesso assuma i contorni di una vera pippa mentale; dopo un'ora e mezza di preti fanatici, perversioni, qualche scena di sesso e problemi famigliari francamente ci si annoia un po'. Apprezzabili come sempre per Ken Russell i tocchi deliranti, tra cui una sorta di autocitazione che rimanda al grande "Tommy" e qualche inserto onirico-flash in uno dei quali fa qualche comparsa persino qualche bamboletta di argentiana reminescenza. Nel complesso però è uno dei Russell peggiori; da vedere se si vuole approfondire questa sua meditazione che lo vede alle prese direttamente con le arditezze psicoanalitiche; da dimenticare se si vuole avere una visione significativa del vero e proprio Ken Russell.
Si è un po' buttato via.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta