Regia di Vincenzo Salemme vedi scheda film
Vincenzo Salemme pratica una forma di cineteatro abbastanza insolito nel cinema italiano contemporaneo. È l’artefice (autore, regista, interprete) di un microgenere che nasce e vive su un repertorio che viaggia nei teatri italiani con un successo notevole e che puntualmente trova la strada del set, della macchina da presa, delle sale di montaggio. Anche questo sesto film della sua carriera ha molti dei pregi di questa matrice extrafilmica. Un copione più cesellato e dialogato della produzione media, un’interpretazione così pastosa e carica di esperienze e di tecnica da sfiorare il manierismo, un gruppo d’attori bravissimi e affiatati. Nel cinema di Salemme, questa volta un uomo reso invalido dal crollo dell’ideologia comunista che irretisce la famiglia di un funzionario statale (Casagrande) nella tagliola di misteriosi pacchetti recapitati puntualmente ogni mese e pieni di fruscianti euro, si perpetua una tradizione gloriosa che è quella dei De Filippo, di Totò, si ripercorre la strada del travestimento mattatoriale. La commedia sui valori e la comicità etica sono un pretesto originale, il linguaggio del cinema è messo all’angolo da un impianto che nei tempi e negli spazi pensa alle quinte e al sipario.
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