Regia di Vincenzo Salemme vedi scheda film
Il cinema di Vincenzo Salemme deriva quasi sempre da suoi lavori teatrali,che solitamente sono migliori della versione cinematografica,anche perchè l'autore-attore napoletano nasce proprio come uomo da palcoscenico.Spesso uno dei fattori che contraddistinguono le storie raccontate dalla sua penna riguardano handicap,qui invece è di scena una questione morale:per una famiglia normale,con conti da pagare,una condizione meno felice di quanto si fosse sperato,è giusto accettare soldi che arrivano per posta,e si parla di cifre di decine di migliaia di euro,che tutti i mesi giungono in una busta?Una risposta logica c'è,e verrà fuori nell'ultima parte del film,dopo che i personaggi si saranno scontrati,avranno rischiato di mandare all'aria la famiglia,e avranno temuto che ci sia qualcosa di losco dietro tutto ciò.I duetti tra Casagrande,questa volta il vero protagonista,e Salemme rivelano la scafata confidenza recitativa dei due,che si trovano ad occhi chiusi,dopo anni di collaborazione,semmai "Cose da pazzi" parte bene,poi via via perde gas e si fa più meccanico negli sketch e nei dialoghi.Ma il numero del personaggio di Salemme nel denunciare il suo smarrimento dopo la caduta degli ideali che l'avevano portato a credere nel comunismo è insieme una riflessione di filosofia spicciola,ed una delle migliori definizioni del concetto di sinistra mai sentite al cinema,che l'attore interpreta tutto d'un fiato,con rabbia,dolore e amarezza di una genuinità sostanziosa.Un pezzo di bravura che vale il film.
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