Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Un fanatico guardacoste che ha come unico scopo nella vita l'arresto di fantomatiche spie nordcoreane abbatte per errore(?) un tizio del luogo che sta copulando sulla spiaggia con la sua donna. Nonostante le proteste degli abitanti del luogo, il caporale Kang riceve addirittura una licenza premio per aver fatto il suo dovere (i due amoreggiavano infatti in zona vietata), ma la sua mente è irrecuperabilmente scossa e i suoi comportamenti diventano sempre più incontrollabili... Ultimo film della "fase cazzuta" di Kim Ki-duk, "The Coast Guard" non possiede né la rarefazione estetica de "L'isola" né la compattezza drammatica di "Bad Guy" né la complessità grottesca di "Address Unknown", inanellando soltanto sequenze di addestramento e ordinario fanatismo militare girate con scarsa persuasività. Il discorso sulla divisione nazionale e sulla paranoia permanente (oggettivata dalla barriera di filo spinato che orla le coste sudcoreane per evitare l'invasione nordcoreana) è sviluppato in modo didascalico ed altrettanto grossolana è la descrizione delle dinamiche psicologiche che portano il caporale Kang (e la fidanzata del ragazzo ucciso per sbaglio) alla follia. La sola cosa realmente affascinante del film è la smaterializzazione del protagonista: pur realizzata con espedienti visivi elementari (la sfocatura su tutti), la progressiva "fantasmizzazione" del caporale appare indubbiamente suggestiva.
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