Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Un ritrattista di strada viene maltrattato e umiliato un po' da chiunque. Una tizia armata di videocamera gli commissiona un ritratto ma, non avendo soldi per pagarlo, lo invita a seguirla, assicurandogli che il suo modo per ricompensarlo "sicuramente gli piacerà". Lo conduce in un teatro dove si svolge uno spettacolo a sala deserta. Qui un tizio lo esorta a recitare il suo alter ego, mettendogli in mano una pistola e chiedendogli di uccidere metaforicamente i suoi nemici. L'ultimo colpo della pistola non è in bianco e l'attore si accascia al suolo sotto lo sguardo incredulo del ritrattista involontario omicida. Uscito dal teatro, l'artista di strada è animato da una furia vendicativa che lo spinge ad accoppare con meticolosa freddezza tutti quelli con cui ha un conto in sospeso... Film-esperimento girato da Kim Ki-duk praticamente in tempo reale con uno sciame di cineprese e videocamere piazzate sul tragitto del protagonista, "Real Fiction" è semplicistico nelle dinamiche mentali (goffissima la manfrina nel teatro e terribilmente pedestre il meccanismo psicologico che scatena la rabbia omicida del remissivo ritrattista), banale nel progetto estetico (il digitale come certificato di realtà) e zoppicante nella messa in scena (anziché favorire il coinvolgimento, la presa diretta sa soltanto di artificio velleitario). Kim lo considera il film a cui tiene maggiormente e noi glielo lasciamo tenere molto volentieri.
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