La cosiddetta "Area di sicurezza congiunta", sita nei pressi del villaggio di Panmunjeom, è l'unico punto di contatto tra l'armata della Corea del Nord e quella democratica del Sud, ed utilizzata a fini diplomatici per quel minimo di negoziazioni che intercorrono tra i due rivali stati confinanti.
Una notte una sparatoria tra le due milizie pone termine al concetto di "zona demilitarizzata" che appartiene a quel luogo e alla striscia di terra che collega i confini delle due nazioni. Due militari nordcoreani muoiono, mentre un terzo rimane ferito (la star coreana di Parasite Song Kang-ho), e la colpa viene scaricata su un sergente sudcoreano di nome Lee Soo-hyeok ((la star Lee Byung-hun), che parla poco e fornisce una versione del tutto contrastante con la testimonianza resa dal superstite nordcoreano.
Ad indagare sull'incidente, che potrebbe produrre ripercussioni molto pesanti sulla già difficile convivenza dei due regini, viene chiamata a condurre le indagini una donna svizzera di origini coreane, il maggiore Sophie Jean, che verrà coinvolta non solo a livello di inchiesta e di processo, ma finirà per mettere e repentaglio la sua stessa incolumità fisica.
Complesso e controverso, ma girato con una perizia tecnica che lascia sbigottiti, Joint Securury Area è un thriller concitato e talvolta difficile da seguire senza perdersi, che fornisce tuttavia la conferma definitiva di come, ad inizio del nuovo millennio, la potenza espressiva del gran regista Park Chan-wook fosse già al suo massimo livello.
L'argomento scottante si sbilancia senza sbracare su un sogno tanto agognato da parte di un medesimo popolo diviso da troppo tempo in due stati tra cui è praticamente impossibile interagire, che è servito solo a creare dissidi e a separare per sempre un popolo che geograficamente e antropologicamente non merita distinzioni di carattere meramente e spudoratamente politico.
La storia si intrattiene molto sulla formalità e marzialità dei rituali che contraddistinguono quella particolare striscia di terra ove si concentrano ed esauriscono i rapporti diplomatici tra le due nazioni, ma è nelle splendide scene d'azione calibrate con precisione certosina e costruite ad orologeria, che il film brilla e risalta, condotto e sorretto dalla maestria tecnica del gran regista della trilogia della vendetta.
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