Regia di Chang-dong Lee vedi scheda film
"Like a bridge over troubled water...
A differenza del suo protagonista - che ne ha chissà perché tante - il film ha solo una chiave (di lettura): no, non c'è bisogno di rimuginare infatti sul tipo di impegno del regista o sull'essenza del suo lavoro, acuto ritratto su pellicola della simbiosi tra le vicende di un uomo e l'epopea del suo Paese.
Un cerchio recinge venti anni percorsi sul treno della vita e della storia (come non pensare al film argentino di Mosquera e insignire quindi il treno della qualifica di vero emblema cinematografico del moebius); in un punto preciso del cerchio, treni fermi ma in partenza su binari morti attendono il loro passeggero.
Bizzarro come Yong-ho sia finito lì, a ripararsi tra le sagome di vagoni dormienti proprio nel momento in cui sprofonda nell'inghiottitoio degli eventi.
Non abbandonerà più quei binari.
Tramortita e svigorita, la sua esistenza si impasta adesso con quella del suo Paese, e lungo quei binari ne riproduce lo stesso stridore.
Tutto ora è attraversato dai cambiamenti: tutto si risolve nel cercare un riscatto dalla tappa precedente in quella successiva, ma ad ogni fermata il carico aumenta...e il peso si fa insopportabile.
Il protagonista è una maschera tra tante: mai ci sembra di aver messo veramente a fuoco i lineamenti del suo volto o l'espressione dei suoi occhi, anche se li abbiamo visti cambiare di volta in volta.
Come Cobb con la sua trottola, anche Yong-ho ha il suo totem: piccolo oggetto con un peso (i bei ricordi), una natura particolare (il vero amore), la certezza per chi lo possiede di distinguere la veglia dal sonno (la vita che volevi vivere da quella che ti fanno vivere).
Peppermint candy. Il pegno con cui sigillare sentimenti condensati in lettere a cui ne seguiranno altrettante.
Peppermint candy. Il potere di evocare, ridestare, far tornare indietro, indietro...fino a sè stessi.
"Honey, Young-ho has come.
It's been a long time. Do you remember this? Peppermint candy.
I've saved them
Look! They're still in the same shape"
Sono cadute, sono state calpestate, eppure sono rimaste intatte...custodite per anni in un cofanetto abbandonato in una delle dispense del cuore, spolpato dai tarli dei sensi di colpa e dell'espiazione.
Aveva rimosso la figura di quella donna che diventava sempre più piccola e lontana su quella strada che sembrava iniziare già a confluire in quella ferrata.
Adesso però la ricorda di nuovo.
Chi sta andando veramente incontro alla morte?
Tutto il mondo. Non Young-ho. Non più.
Lui grida: "Torno indietro!"
E con quell'urlo abbraccia e sovverte il treno.
Torna all'indaco che copriva quelle montagne ai cui piedi trovava il suo primo amore, cantava, faceva progetti...
E disteso sulla ghiaia si assopiva. Di nuovo.
Ora però conosciamo bene il suo viso, i suoi occhi. E la sua storia.
Una lacrima, un volto...e il treno a sferragliare lassù sul ponte.
So di aver visto il finale ideale che un film degno di essere Cinema dovrebbe avere.
Negli anni sono sempre stato attratto dall'immagine manifesto del film: quell'urlo, quelle braccia spalancate a volerlo propagare...cosa aveva alle spalle quell'uomo?
Adesso lo so.
...I will lay me down
When you're down and out
When evening falls so hard
And pain is all around
Like a bridge over troubled water
I will lay me down
I'm sailing right behind ..."
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