Regia di Bill Condon vedi scheda film
Bill Condon dà per scontata la foga dello spettatore contro il puritanesimo che pervade da secoli il puritanesimo occidentale. Impossibile, infatti, non schierarsi col prof. Kinsey, foriere delle rivoluzionarie quanto oramai risapute rivelazioni sul mondo del sesso. A tratti sembrerebbe che il regista non abbia voluto approfondire la ricostruzione d'epoca, per evitare di illustrare didascalicamente le folli gesta del perbenismo in voga un tempo (e, pur in minor dose, vigente anche adesso). Ragion per cui gli ottimi interpreti, tra cui spiccano un eccellente Neeson, il redivivo Curry nei panni di un docente reazionario ed un Lithgow brillantemente incartapecorito sembrano quasi tenuti a freno. Ma il vero punto sul quale la storia rischia di avvilupparsi (anche a livello ideologico) è la differenziazione tra sesso e amore: su tale "distinzione da catalogare", il plot ci lascia con perplessità irrisolte; dubbi che nella realtà portarono quasi alla follia, verso la fine dei suoi giorni, pure il vero Kinsey. Insomma, si è voluto smorzare l'incisività descrittiva di buoni e cattivi in nome della realizzazione di un gradevole pampleth libertario. Infatti, KINSEY rimane un'opera che si lascia guardare con piacere.
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