Regia di Bill Condon vedi scheda film
Un film indubbiamente importante per la tematica che affronta, ancora decisamente scomoda e fastidiosa per alcuni, più tranquilla per altri più smaliziati, e sorprendente per il fatto che sia prodotto da una major degli Stati Uniti, cinema quindi medio nel senso della fruibilità stilistica. Bill Condon però, che aveva già diretto il davvero bello Demoni e dei, con Kinsey si limita a dirigere onestamente e correttamente senza particolari guizzi, con una narrazione sì lineare ma nulla più, con una scorrevolezza adeguata e una cura formale discreta ma senza sprecarsi troppo, sfruttando più che altro il buon cast.
Il film comunque affronta direttamente senza troppi peli sulla lingua il lavoro di Alfred Kinsey sui variegati comportamenti sessuali umani, mettendone in risalto ugualmente pregi e limiti, importanza storica e imperfezioni, abbozzandone abbastanza bene anche il coraggio e la fragilità, i dubbi, le paure e le contraddizioni in una attività complessivamente liberatoria e scandalosa nel vero significato del termine.
Da segnalare il confronto tra padre (John Lithgow) e figlio (L. Neeson) durante il test, un riavvicinamento paradossalmente reso possibile dalla freddezza di un questionario scientifico, e la scena (anche se prevedibile visto il suo svolgimento...) della seduzione di Alfred da parte dell'allievo Clyde (P. Sarsgaard). 7
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