Regia di Tassos Boulmetis vedi scheda film
L’esilio degli immigrati greci da parte del governo nazionalista turco è una parte poco nota della storia del ‘900, e si intreccia con la dolente questione dell’isola di Cipro, di cui si è tornato a parlare qualche mese fa. Proprio questo è lo sfondo di Un tocco di zenzero, costruito sui ricordi di un cinquantenne di oggi: l’infanzia tra i greci di Costantinopoli, l’esilio, la passione culinaria, la Grecia sotto la dittatura dei colonnelli. Ne viene fuori un piccolo ritratto familiare intrecciato con la Grande Storia, vista (come impone l’estetica del Film da Festival) attraverso-gli-occhi-di-un-bambino. A fare da filo conduttore, due grandi affetti lasciati in Turchia: l’amica d’infanzia e amore impossibile, e l’adorato nonno, che lo aveva istruito all’arte di intendere il mondo attraverso le specie. Il film scorre colorato, superficiale e non sgradevole, ma spreca una bella idea e riesce solo in parte a evocare un mondo mediterraneo perduto, fatto di intrecci tra Europa e Oriente. Per lo più, si affida alla filosofia spicciola enunciata dai personaggi, e abbonda in effetti di ricostruzione al computer davvero fastidiosi.
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