Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Le acque cinematografiche sono sinonimo, tra l’altro, di deriva, caccia, ammutinamento, fuga, esplorazione, tempeste perfette e imperfette. A Wes Anderson interessano alcune di queste potenzialità geografiche e simboliche e nel suo film (il quarto di una carriera fertile ed eccentrica) imbarca la sua corale su una nave-alveare che porta tutti i segni delle onde anomale, della salsedine, dei peripli, degli sbuffi della rosa dei venti. Il capociurma e il capocomico del team di randagi che solca i sette mari è l’arrogante ed egocentrico Steve Zissou (un superbo Bill Murray), esploratore subacqueo, oceanografo, regista di documentari. Come sempre nei film andersoniani la sua identità, liquida come quella di tutti gli altri personaggi, lo porta a essere un marito e un padre incompiuto. L’ultima avventura per trovare lo squalo giaguaro che ha ucciso Esteban, il migliore amico del protagonista, ha la malinconia dell’ultima possibilità, dell’ultimo ciak, dell’ultima volta, dell’ultima messa in scena. Steve e la moglie Eleanor (Huston), la giornalista Jane (Blanchett) e Ned (Wilson), copilota dell’Air Kentucky, che arriva dal passato e potrebbe essere e non essere il figlio di Steve, il consulente finanziario (un Bud Cort che porta i segni dell’attore che è partito negli anni ‘70) e gli altri caratteri anomali, che sono, nello stesso tempo, marinai e tecnici (quante volte ci hanno spiegato che girare un film può essere un viaggio) formano un bestiario antropologico da acquario della vita. Sotto le onde, in una busta di plastica o sulla spiaggia nuotano e si muovono i fragolini fluorescenti, il cavalluccio iridato, i granchi caramellati, i delfini albini, il diamantino pinna blu. Ittiologia fiabesca per un intreccio disarticolato e per personaggi spostati di alcuni millimetri rispetto all’asse terrestre. Questa volta la commedia degli affetti di Wes Anderson, che è una specializzazione sofisticatissima della commedia sentimentale e intellettuale, si allontana dalla terraferma e dalle leggi di gravità. Tra fusibili che saltano, pirati all’arrembaggio, nascituri che ascoltano letture proustiane, maree interiori che salgono e scendono nello stesso modo da millenni, mentori irresistibili e inaffidabili, intelligenze in apnea, fallimenti da fondo marino, aspirazioni e approcci goffi, colpe che lasciano scie d’acqua. Le vedi per qualche secondo prima che il mare se le riprenda e le nasconda.
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