Regia di Paul Morrissey vedi scheda film
Morrissey prosegue il discorso warholiano sul corpo-immagine, ma abbandonando l'atteggiamento naif . Lo Warhol di Chelsea girls si limita ad amplificare le icone della factory con la loro gestualità, e fa di ciò l'essenza dello spettacolo cinematografico, non più narrazione ma specchio che riflette un'immagine. In questo film invece c'è uno sviluppo narrativo, con tanto di riferimento metafilmico a Viale del tramonto rivisto sarcasticamente come gioco al massacro, in cui i protagonisti svendono i propri corpi e ne vivono inesorabilmente la mercificazione, svilendosi reciprocamente. Il degrado regna e smitizza il riferimento hollywoodiano. Notevole anche lo stile registico che spinge molto sull'improvvisazione per stressare gli attori: non un esercizio di recitazione ma un esercizio di crudeltà.
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