Regia di Charles Shyer vedi scheda film
Nell'ampio saccheggiamento di sceneggiature del passato da riadeguare alla moda corrente per trarre nuovo profitto da idee antiche ma sempre valide,via libera anche per "Alfie", remake del piccolo classico del 1966 con Michael Caine playboy venuto dai bassifondi che si ritrovava a dover crescere tutto in una volta. Al posto dell'interprete di "Vestito per uccidere" c'è Jude Law,che ne riprenderà il ruolo pure nel rifacimento di "Gli insospettabili",e questo doveva essere la definitiva rampa di lancio per il biondo dagli occhi chiari che tanto alle donne piace: commercialmente non è andata molto bene,e l'attore non è divenuto poi la nuova superstar venuta dalla terra d'Albione. Scritto e diretto da Charles Shyer,abbastanza avvezzo a rifare commedie classiche, il film non è malaccio, però contraddice non poco il messaggio dell'originale:se l'Alfie di Caine era sostanzialmente un personaggio accattivante,ma che nella realtà non vorremmo conoscere molto volentieri,pieno di piccole malignità e bassezze, quello moderno è alla fine un figliolo insicuro,piacente e sfoggiante un savoir faire che lo rende ambito,però pronto ad un'agnizione finale che riconosce alle donne della sua vita il massimo possibile (per lui)della stima e della riconoscenza.E, gettata la simbolica cenere sul capo, si va avanti. A parte che appunto Law è anche troppo bello rispetto al più virile e meno canonicamente attraente Caine,c'è qui volonterosità,mentre nell'originale c'è un'interprete di gran valore:e i milioni di luci di New York che accompagnano e testimoniano le prodezze seduttive di Alfie non brillano certo di verità,rispetto agli opachi colori presentati dalla Londra del '66,ma sono le conseguenze della ricerca del glamour a tutti i costi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta