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Madre Giovanna degli Angeli

Regia di Jerzy Kawalerowicz vedi scheda film

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La recensione su Madre Giovanna degli Angeli

di alan smithee
8 stelle
MUBI
Da qualche tempo sul portale per cinefili Mubi, è possibile recuperare un film molto interessante e suggestivo, intitolato Madre Giovanna degli Angeli, diretto da un valente ma sin troppo dimenticato regista polacco come è Jerzy Kawalerowicz.
Il film, datato 1961, girato in bianco e nero in uno stile rigoroso che ricorda il cinema austero di Dreyer, Madre Giovanna degli Angeli si aggiudicò il Premio Speciale della Giuria al Festiva di Cannes di quello stesso anno.
In un periodo non precisato del XVII secolo, il mite padre Josef Suryn viene inviato presso un convento posto in una desolata zona della campagna polacca, a seguito della segnalazione di alcuni prelati del luogo, secondo i quali in quel luogo sacro si celano benotto demoni diversi, che hanno reso succubi delle loro tentazioni e dei loro malefici, tutte le suore accolte nel convento stesso.
Tra esse, in particolare la Madre Superiora, ovvero madre Giovanna, non nasconde la propria presunta possessione, e si rivolge al prete con una richiesta di aiuto che pare celi addentro alle intenzioni, un qualcosa di malefico che assomiglia ad un tentativo di corrompere pure il serio e riflessivo prelato.
-"Verrò con voi ovunque voi andiate. Siamo brava gente qui.
-Tutti voi?
-Forse non tutti. Ma non bisogna giudicare la giornata prima del tramonto."
D'altro canto il prete che lo ha preceduto, è finito bruciato sul rogo con l'accusa di stregoneria, ed il ben poco corruttibile uomo di chiesa appena sopraggiunto, arriverà anche a scegliere di sacrificarsi in prima persona pur di riuscire a liberare le anime di quelle sorelle innocenti corrotte dal male.
"-Io non voglio la vostra salvezza: se non posso essere santa, preferisco essere dannata!"
Nel suo stile austero che ricorda da vicino il cinema tutto chiari e scuri di Dreyer, il bravo regista polacco Kawalerowicz probabilmente non si accontenta di portare avanti una invettiva antireligiosa che parte da un fosco passato per ripercuotersi nella stretta quotidianità.
Quello che, in tutta evidenza, pare importare di più al celebre cineasta, è forse sondare i misteri della spiritualità umana, che induce l'uomo a fossilizzarsi su pensieri insondabili verso i quali ripiegare e nel trovare quella soddisfazione che si sintetizza in una esigenza di onnipotenza e di potere, sia esso materiale, sia esso anche di natura spirituale.
Bene o male, a quel punto, appaiono scelte alternative ugualmente valide per acquisire uno status di leader che, appunto nel bene come nel male, permette all'individuo di rendere manifesto ed evidente quel suo incontrollato e spasmodico desiderio di prevalere sulla massa.
Pertanto anche questo Madre Giovanna degli Angeli, tratto da un racconto omonimo polacco di Jaroslaw Iwasziewicz, a sua volta ispirato al casi dei diavoli di Loudun e alla storia di Urbain Grandier, come molta cinematografia europea, dal cinema di Bresson a quello di Bergman, si fa forza della sulle incognite che la spiritualità, sempre in bilico tra la santità e l'eresia, si porta dietro, per sondare in realtà l'aspetto più terreno e concreto che guida le scelte di una umanità che si fa travolgere dai sentimenti più triviali e violenti che la animano e la spingono a commettere gli atti più truci ed ingiustificati di cui troppi capitoli dell'avventura umana sul pianeta ne testimonia i barbari effetti e le tremende conseguenze. 
La storia del film si insinua nello spettatore riuscendo a rendere palpabile l'inquietidine che sprigiona potente tra le mura spoglie e disadorne di quella lontana abbazia, e rappresentando la tentazione del male come una ammaliante sfaccettatura che si annida nella latente follia umana, alimentata dal desiderio di rivalsa e di soddisfazione che ammalia più di ogni altro presupposto o possibilità di terrena ricompensa.
 
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