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I dannati dell'oceano

Regia di Josef von Sternberg vedi scheda film

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La recensione su I dannati dell'oceano

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 Un fuochista di una nave in libera uscita sul porto di New York, salva una prostituta di nome Sadie che ha tentato di annegarsi. La porta in una bettola che funge da bordello, dove la ragazza è già conosciuta. La padrona del locale, che l'aiuta a rimettersi, è sposata al capitano della nave, un individuo viscido che vuole possedere la prostituta. Il fuochista, risentito col capitano, si innamora di Sadie e si offre addirittura di sposarla la notte stessa in una bizzarra cerimonia nuziale, anche se dentro di se pensa di abbandonarla la mattina seguente, perchè non se la sente di lasciare la vita da marinaio.
Considerato dal critico Giovanni Buttafava, nella sua monografia sul regista, uno dei capolavori assoluti di Sternberg, è un film che mantiene ancor oggi inalterato il suo fascino dopo più di ottant'anni, grazie ad un sapiente e virtuosistico utilizzo delle possibilità espressive del cinema muto.  Si tratta di un melodramma dei bassifondi che sarebbe potuto scivolare facilmente nello stereotipo, con le sue atmosfere fumose e i suoi personaggi tutti di un pezzo, ma la genialità della visione registica ne fa qualcosa di completamente diverso, costruisce un universo fatto di povertà, violenza e amoralità, con momenti struggenti di tenerezza, ma senza alcun tipo di moralismo e senza giudizi precostituiti sui personaggi. Le interpretazioni sono pregevoli, con il rude George Bancroft (che ritroveremo in un ruolo secondario in Ombre rosse), la sconosciuta Betty Compson e l'affascinante Olga Baclanova (che ritroveremo nell'horror Freaks di Tod Browning). Se il film resta così memorabile, è anche per le sue qualità visive dovute alla fotografia di Harold Rosson (Buttafava ha parlato di "una bellezza luministica quasi inarrivabile"), alla perfezione dei movimenti di macchina e alle scenografie di Hans Dreier. La sensualità da cui sono permeate le immagini preannuncia quella di molti film successivi di Sternberg, dove però non sempre il regista sarebbe riuscito a controllarla adeguatamente, talvolta cadendo negli eccessi del kitsch.

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