Regia di Tim Burton vedi scheda film
Il secondo cortometraggio di T. Burton, Frankenweenie, è un piccolo remake variato del capolavoro di James Whale Frankenstein con inserti de La moglie di Frankenstein, il tutto però influenzato da rivisitazioni in omaggio ai film di fantascienza anni '50, all'estetica povera ma ambiziosa di Ed Wood jr. (come nel corto nel corto nei titoli di testa) e a quella stessa della casa produttrice Disney, amabilmente e ironicamente riproposta e insieme scardinata dagli sprazzi originali burtoniani, ovvero la presenza sottile del diverso e dell'anomalo nella quotidianità borghese e soprattutto l'evidente estraneità del cimitero, il luogo che definisce la separazione tra i vivi e i morti, raffigurato con una atmosfera incredibilmente alienante e sinistra senza essere pericolosa, uno spazio fantastico dove l'innocenza infantile dei disegni e delle sagome è in relazione con l'inganno delle apparenze, con le linee spaziali sbilenche, le luci e le ombre irrealistiche, la consistenza sfuggente dei materiali e delle cose.
L'umorismo e la commozione scaturiscono e trovano un bell'equilibrio in soli 29 minuti in un bianco e nero che è scelta obbligata e ottimamente sfruttata nelle sue varietà espressive, sfondo per una critica delicata nei confronti dei soliti pregiudizi che qui sono ancor più evidenti dato che il povero cane Sparky, pieno di vita scintillante proprio come il nome anche quando è tornato dall'oltretomba, non fa male a nessuno, è solo un po' imbranato e goffo, eppure lo spavento naturale di un evento mai visto porta istintivamente alla rimozione tanto da non voler dar possibilità di riscatto. Alla fine però, una volta tanto (certo è un film Disney, ma il lieto fine è ben credibile), l'evidenza della "bontà" trova accoglienza fra il popolo, che a sua volta ha una metamorfosi dopo le caratterizzazioni e le inquadrature grottesche precedenti, tratteggiate con tocchi leggeri ma incisivi.
Il ragazzino protagonista è quello del coevo La storia infinita di Wolfgang Petersen, B. Oliver. La simpatica mamma S. Duvall è, come tutti sapranno, la coprotagonista del kubrickiano Shining, attrice ingiustamente non molto sfruttata. 8
Piacevole musica di Michael Convertino e David Newman, con l'azzeccata scelta simbolica del pianoforte giocattolo nei titoli di coda.
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