Regia di Tim Burton vedi scheda film
Il tema dominante del romanzo nero ottocentesco, da Frankenstein a Dracula, passando per Lo strano caso del Dr. Jekyll, è un sogno di immortalità finito in incubo. Da Faust in poi, la morale è sempre la stessa: la scienza e l'alchimia si rivoltano contro l'uomo quando quest'ultimo le pratica per inseguire obiettivi smisurati, dettati unicamente dalla sua ambizione. Quando, invece, il sapere è messo al servizio dell'amore, i suoi frutti non possono fare alcun male. Il cane Sparky, morto in un incidente stradale, e resuscitato dal suo padroncino, piccolo genio dell'elettricità, è un mostro solo agli occhi degli adulti, che vivono goffamente imbottiti di nevrosi e paranoie. Dove il ragazzo vede il miracolo, i grandi colgono solo l'anomalia, la vita diversa, che si aggira nel mondo recando impresse sul corpo le terrificanti cicatrici della morte e del dolore. E' di questi segni che la gente ha paura, come di ogni cosa che testimoni l'esistenza di quel luogo buio ed eterno che contiene, al di là della sua temuta soglia, un macabro mistero, e, al di qua di essa, una scia di tragica impotenza e profonda sofferenza. Frankenweenie non è, semplicemente, un horror per bambini, una sinistra favola per non dormire; è, invece, un'opera appartenente ad un genere a sé stante, di cui Tim Burton è il vero iniziatore: il suo originale tratto distintivo è la volontà di guardare al brutto ed al grottesco dalla prospettiva candida di chi non conosce ancora la perversa seduzione dei tabù, e cerca, con sguardo curioso ed innocente, la magia che – basta volerlo – può sgorgare dalla realtà dei nostri giorni.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta