Regia di Claude Goretta vedi scheda film
La magnifica interpretazione di Gian Maria Volonté basta a far sì che questo film resti per me indimenticabile. Il regista e sceneggiatore Claude Goretta racconta due vicende che in comune hanno solo il fatto di svolgersi nello stesso luogo. Sono però osservate e in parte vissute da uno stesso personaggio, Bernard Fontana, un giornalista televisivo giunto sul posto per intervistare Henri Kremer, celebre studioso impegnato nella lotta contro la fame nel mondo. Deluso dagli esiti delle sue battaglie, l’esimio professore si è ritirato ad Etiolaz, classico rifugio dorato svizzero, e da tempo rifiuta di concedersi ai mass-media. Fontana e il suo assistente sono costretti a soggiornare nella cittadina, in attesa che il loro interlocutore decida di uscire dal silenzio. Quasi contemporaneamente, la piccola località elvetica viene scossa da un brutale incidente stradale nel quale ha perso la vita l’operaio italiano Mario Ricci. Tra i colleghi della vittima e alcuni abitanti del villaggio riaffiorano sentimenti ostili, fanno capolino spinte xenofobe. La dinamica del presunto incidente verrà chiarita in modo poco onorevole per gli autoctoni, il professor Henri Kremer accetterà un nuovo incarico nel Terzo Mondo, mentre Bernard Fontana e il suo assistente se ne andranno senza aver ottenuto la loro intervista.
Film di grande eleganza formale: fotografia da cartolina nei pochi esterni, quindi realistica trattandosi della Svizzera profonda; interni accoglienti e pulitissimi; tempi lenti giustificati; dialoghi scarni, semplici ma essenziali. Il ritmo può apparire rallentato, ma è letteralmente riempito dalla presenza di un Gian Maria Volonté all’apice della carriera. Il suo francese, deliziosamente arricchito dall’accento italiano, rivela un’immensa capacità di adattamento linguisitico, paragonabile al dono particolare di Marcello Mastroianni o di Toni Servillo (quest’ultimo con il tedesco). Volonté si aggiudica meritatamente il premio per la miglior interpretazione maschile a Cannes nel 1983. Dal canto suo, Claude Goretta realizza uno dei suoi film migliori, insieme a “La merlettaia”, con Isabelle Huppert (1977). In entrambi i casi, può contare su prestazioni fuori dal comune da parte dei protagonisti. Non vanno comunque dimenticate le splendide prestazioni di Heinz Bennent, l’indimenticato regista teatrale dell’ “Ultimo métro” di François Truffaut, qui nel ruolo di Henri Kremer, nonché di Mimsy Farmer, che incarna con intensità e grazia l’assistente del professore. Altrettanti motivi per riscoprire e rivalorizzare come merita un’opera forse troppo trascurata.
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