Regia di Jean-Marie Straub, Danièle Huillet vedi scheda film
Il cinema, a dispetto dell'etimologia, può anche essere privo di movimento in senso fisico, però non gli deve in nessun caso mancare il dinamismo dell'interazione tra i personaggi, tra questi e il regista, tra questo e lo spettatore. L'arte immota della coppia Straub-Huillet, che altre volte ha saputo emozionare con la sua espressività vibrante di suggestioni metafisiche, questa volta, purtroppo, non riesce ad evitare la noia.
Al di là della presentazione monocorde, rimane comunque la validità dell'idea di proporre una discussione sulla figura storica di Giulio Cesare sotto forma di un documentario-chiacchierata, in cui si incrociano, con venature da gossip, contrastanti valutazioni sul suo operato politico e militare.
L'ambientazione non funziona. Il "teatro nella natura" tipico di questi due autori, che in altri film era stato felicemente applicato al genere narrativo, poetico e drammatico - anche a sfondo politico, come in "Umiliati" - mal si adatta alle minuzie dialettiche di quest'analisi storica brechtiana. L'alternarsi di paesaggi urbani, montani e marini ha l'aria di un espediente puramente decorativo, per altro di scarso impatto visivo. Particolarmente superflui e ridondanti sono gli estenuanti intermezzi che vedono l'autista di una Cinquecento percorrere a fatica le anguste viuzze trasteverine: metri di pellicola sprecata in muti e soporiferi piani sequenza, in cui nulla si coglie se non la banale testimonianza di un ovvio problema di viabilità.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta