Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Morris, direttore di un grande magazzino, assume ex detenuti in libertà vigilata per dargli la possibilità di reinserirsi. Due di loro, Joe e Helen, si innamorano e si sposano: lei conosce il passato di lui, ma non viceversa; quando lo scopre, rimane così amareggiato da ricongiungersi agli ex compagni e da progettare un colpo proprio ai danni di Morris. Terzo film americano di Lang, terzo e ultimo con Sylvia Sidney. Un film curioso, insolito per gli standard dell’autore: sicuramente meno cupo rispetto a Furia e Sono innocente, è però sottilmente inquietante, trattando sempre di persone che si trovano in uno stato di semiclandestinità e sono costrette a dissimulare, ad agire di nascosto (la legge sulla libertà vigilata vieta di contrarre matrimonio: quindi i due non possono figurare pubblicamente come marito e moglie, e lei fa credere a lui che si tratti di una regola interna al personale del negozio). Bizzarra la scena in cui Helen, con gessetto e lavagna, calcola guadagni e spese di un’impresa criminale e dimostra ai ladruncoli che il delitto non paga (non ai bassi livelli, almeno). Morris è un personaggio un po’ alla Capra (infatti di lì a poco ritroveremo Harry Carey in Mr. Smith va a Washington) e certe scene fanno pensare a Lubitsch, ma resta un caso isolato: negli anni seguenti, dopo le opere di propaganda antinazista, Lang imboccherà con decisione la strada del noir.
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