Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Die Nibelungen
Ho visto la versione integrale dei due film presentata dalla Eureka (una bellissima versione restaurata -la più simile finora a quello che il pubblico deve aver visto per la prima volta nel 1924-)ma ho dato 3 stelle perchè, pur riconoscendo il valore indubbio della pellicola, ci sono parecchie cose che non mi hanno convinto e che mi fanno anteporre a questo altri capolavori di Lang (Metropolis-nonostante il finale improbabile e qualche debolezza nella sceneggiatura-, Il testamento del dottor Mabuse-di una modernità sconvolgente nel ritmo e nelle trovate ad alta tensione-e, ovviamente per me, M).
Un film così riesce se è possibile anche sospendere l'incredulità dello spettatore difronte a scene ricreate in uno studio cinematografico: sebbene io ami il cinema muto e ammiri senza remore la bellezza di molte storie trasposte su pellicola agli albori del cinema (prima fra tutte quella poesia in immagini che è il "Faust" di Murnau e che mi fa sentire come se mi innamorassi per la prima volta ogni volta che lo vedo), stavolta proprio non ce l'ho fatta a credere al coraggio di Sigfrido che sconfigge il drago (che a me pare più un lucertolone e mi fa pure pena con quegli occhioni grandi e sparuti), e siamo d'accordo che a quell'epoca si trattò di un risultato sbalorditivo ma il drago muove solo testa e coda , occasionalmente apre la bocca ed emette fumo e io questa lotta feroce non l'ho vista per niente.
La rappresentazione dei Nibelunghi e degli Unni è poi semplicistica e dettata forse da pregiudizi nella percezione delle due culture e razze: con tutto che Lang preferì l'esilio alla collaborazione con i nazisti, i Nibelunghi-forse questo rispecchia la descrizione che se ne dà anche nella saga originale, che io non ho letto- sono tutti alti, biondi, forti (dò atto che Gunther di nibelungico non ha niente, codardo e insignificante com'è) e gli Unni più simili a scimmie che a esseri umani, vestiti di stracci e abitatori di rifugi sotterranei.(Avrei voluto vedere quanto sofisticate fossero le popolazioni germaniche nel V secolo). Non parliamo di Attila, che a chiamarlo mostro nel film di Lang non si fa troppo torto. Margarete Schon, che interpreta Crimilde, è capace di una sola espressione facciale per tutta la durata dei due film, persino nel primo, dove si suppone l'idillio tra i due generi qualche gioia (Sigfrido appare felice, naturale, ma Crimilde non si scioglie in un sorriso nemmeno accennato..)I costumi, le scenografie e le inquadrature sono splendide, così come le musiche originali, ritrovate casualmente nel 1980 nella soffitta della casa del compositore, ma questo per me non basta a farmi amare un film che va avanti in un crescendo di cupezza e odio foriero di morte e distruzione ( molto simile al destino della Germania da lì a pochi anni). Mi perdoni chiunque si sia innamorato del film, ma non troverei particolarmente attraente questa saga germanica neanche se la leggessi, invece di guardarla solo su pellicola.
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