Regia di Ruggero Deodato vedi scheda film
Escludendo le scene snuff, l’ennesimo esempio di cinema di genere all’italiana dei prolifici tempi d’oro, sempre alla ricerca della rottura degli schemi morali e tecnici rispettivamente della società e del mezzo stesso.
Uno scienziato viene inviato nella Foresta Amazzonica a recuperare un gruppo di documentaristi dispersi, li trova ma morti, riuscito a recuperare la loro super-8 risalirà al percorso che li ha portati a perdere la vita, un percorso che sarebbe stato meglio on vedere.
Che Cannibal Holocaust sia un film scandaloso non devo certo venire a dirvelo io, il novanta per cento delle persone che lo hanno visto aspettavano solo di vedere quelle povere bestie morte ammazzate, di questo ne parlerò dopo però perché prima ci tenevo a parlare del film in sé. Fosse stato un mucchio di sangue e merda fine a sé stesso di sicuro non se ne starebbe qua a parlare, questo film in effetti è una delle più spietate apologie sulla cinica vacuità dietro l’ipocrisia dei costumi occidentali attraverso ciò che di più rappresentativo può esserci e cioè il prodotto televisivo, non uno qualsiasi però bensì un istruttivo documentario.
Da una parte c’è la violenza delle tribù indigene, barbara ma giustificata da certi principi troppo distanti rispetto a noi come punti di vista e modalità di metterli in atto da parte di indigeni perennemente a contatto con la crudele natura della foresta, si comportano di conseguenza quindi ma non per questo sono ottusi o filosoficamente arretrati. Dall’altra c’è invece la violenza degli uomini occidentali, diffidenti e timorosi malgrado abbiano a disposizione ogni mezzo per non esserlo gli uni mentre crudeli e ipocriti gli altri dimostrando d’avere una moralità pari a zero, rispettivamente i soldati e i documentaristi dispersi, è proprio l’occidentale il vero e proprio barbaro così disposto di punto in bianco a venir meno ai propri principi senza un principio o un criterio.
Oltre all’aspetto del pensiero del regista ricordo che il film fa parte del filone della celebre serie B italiana portandosene dietro tutti i canoni, da una grammatica di regia perfetta ? dal montaggio alla luce ? fino ad un gusto ed una lettura della sceneggiatura che si gioca giustamente la carta dello stile documentaristico, prima più classico e poi (quando entrano in scena i ragazzi) più movimentato e all’avanguardia come va di moda adesso. Poi ci sono le tante idee e le mille sfaccettature dei personaggi, niente è mai troppo spiegato diversamente dai tempi di oggi, un tempo a certe situazioni spesso si poteva dare una propria interpretazione, si doveva ragionare quel poco perlomeno.
Prima di lasciarmi andare a moralismi o buonismi riguardo alle scene snuff deve essere chiaro che sono pui per giudicare il film, Cannibal Holocaust secondo me sarebbe diventato comunque celebre perché il messaggio è intensamente duro e le scene gore veramente da voltastomaco. Il problema fondamentale delle morti degli animali sta nel fatto che il regista si è rifiutato di girarle e che quindi essendo state fatte da tre tecnici in croce buttati lì fanno schifo, senza uno straccio di gusto e dalla scenografia poverissima. Erano animali che comunque dovevano essere mangiati e in un’epoca dove Thomas Millian doveva fare personalmente le scene degli incidenti, i soldi per lo stuntman non c’erano, ogni occasione era buona per risparmiare dal budget. Il problema vero però poi si è visto nella scena del maialino dove Luca Barbareschi senza dir niente a nessuno ha interpretato una scena intera con un vero fucile carico in mano, quel maialino non doveva essere ucciso, l’attore ha fato tutto di testa sua con gran sorpresa di tutti, regista compreso che poi lo massacrò di bestemmie in faccia. E? chiaro, non possiamo farci questo tipo di concessioni perché l’uomo è strano e chi lo sa quale può essere lo stimolo che può spingere una persona a fare chissà che cosa, con la vita non si scherza al di là del sadismo estremo delle scene e della loro inutilità nella trama.
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