Regia di George Stevens vedi scheda film
Un ballerino con la passione per il gioco d’azzardo sta per sposare una ragazza di buona famiglia, ma i colleghi (irritati per il suo abbandono della compagnia) gli mandano a monte il matrimonio. Il mancato suocero decide di dargli la figlia solo se riuscirà a mettere insieme una fortuna (quantificata con estrema precisione in 25000 dollari). Allora lui parte per New York, incontra una maestra di ballo e il resto è noto. La coppia Astaire-Rogers funziona ormai con il pilota automatico, si muove all’interno di vicende collaudatissime: all’inizio i due non si sopportano, spesso sono impegnati con altri, poi attraverso varie peripezie si mettono insieme. Paragonati alle migliori commedie dell’epoca, i loro film mostrano la corda: si risolvono in baruffe sentimentali dall’esito scontato, trovano il loro senso solo nei pregevoli numeri musicali e danzanti. Tutto sommato meglio le spalle comiche: qui, il prestigiatore amico di lui e la segretaria amica di lei. Ma colpisce soprattutto l’esibizione di lusso, il far intravedere un mondo lontanissimo da quello in cui viveva la maggior parte del pubblico americano durante la grande depressione: sono questi i film che meglio rendono ragione della definizione della Hollywood classica come “fabbrica dei sogni”.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta