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Il commissario di ferro

Regia di Stelvio Massi vedi scheda film

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La recensione su Il commissario di ferro

di giurista81
4 stelle

Poliziesco minore del buon Stelvio Massi, che qua si avvale di una sceneggiatura di Roberto Gianviti. Storia essenziale, forse più adatta per un episodio televisivo che per un film per il cinema. Gianviti costruisce due storie una delle quali inserita per presentare il personaggio del commissario Mauro Mariani (un Maurizio Merli che perde il più convincente doppiaggio di Pino Locchi) e l'altra a fungere da vero traino della storia. Ne emerge una sceneggiatura un po' sfilacciata, ma soprattutto caratterizzata da trovate atte a portare a 75 minuti la pellicola. Nella prima di queste due partI si vede una banda di sequestratori, poi debellata da Mariani, tra i quali si riconoscono i volti noti del "cinema trash" Franco Garofalo (indimenticabile in Virus di Bruno Mattei) e Mariangela Giordano (qua molto bella e prossima a passare agli horror di serie zeta di Mario Landi e Andrea Bianchi). Massi dispone anche di una casta Janet Agren, purtroppo per niente sfruttata e inserita a corredo marginale della storia (è la donna, assai fredda, del commissario), oltre che di Chris Avram e altri caratteristi. Il giovane Massimo Mirani è il cattivo di turno, un pazzo che intende vendicare la morte del padre, suicidatosi in carcere dopo esser stato arrestato da Mariani (Massi inserisce, in modo grezzo e senza filtri o soluzioni registiche calibrate, i flashback dell'arresto). Per cercare di raggiungere lo scopo, il giovane pensa di prendere in ostaggio un intero ufficio del commissariato (nessuno gli prende un documento al piantone!?), oltre che rapire il figlio del commissario con la polizia che, ovviamente, se ne sta a guardare. Script molto superficiale e semplificato. L'azione c'è, ma non vorticosa. Pochi anche i morti. Merli tiene in piedi un film minore, che raggiunge l'obiettivo di intrattenere ma che non si rivela affatto tra i migliori del genere e non è scevro da ingenuità. Bruttina la colonna sonora di Lallo Gori, essenziale la fotografia di Sergio Rubini (omonimo del più famoso attore).  

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