Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Irene Ravelli (Bobulova) è una giovane manager romana che - con zelo carico di rampantismo - gestisce un colosso della finanza. La sua vita subisce una svolta quando deve prendere decisioni sulla ristrutturazione della casa avita nel centro capitolino: la palazzina lascia affiorare i fantasmi di una madre morta misteriosamente ed è il luogo d'incontro con una ragazzina selvatica (Dugay Comencini) che la introduce in un mondo di sofferenze. È allora che Irene subisce un'autentica conversione, stabilendo di trasformare la palazzina in un centro di accoglienza per clochard. Misticismo o follia?
Ozpetek offre l'ennesima variante sul solito meccanismo dell'esplorazione di mondi "altri" lavorando su un tema difficile come quello della pietà (il richiamo michelangiolesco nel film è a dir poco imbarazzante). L'impostazione è manichea, la soluzione "razionalista" sul finale risulta poco convincente e qualche ellissi simbolica non avrebbe certo penalizzato il film. A fronte di un eccesso di tracotanza, al film dell'italo-turco vanno riconosciute qualità stilistiche (i piani sequenza che fanno passare la protagonista dalla dimensione reale a quella immaginaria sono davvero ben fatti) e la capacità di emozionarci anche con storie del tutto implausibili.
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