Regia di Niels Mueller vedi scheda film
Drammi sociali (una sofferta integrazione razziale, ancora di là da venire, nonché il dramma di una società allo sbando, da quando ha scoperto l’esistenza di un “Grande Fratello” governativo), drammi personali (lo scatafascio della propria amata famiglia; la difficoltà di una vita normale quando le rotelle vanno un po’ a rilento) e drammi esistenziali (l’inconciliabilità della propria integerrima morale con l’etica pubblica, che ammette qualsiasi sotterfugio commerciale pur di assicurare una progenie al business americano) vengono gradualmente, ma inesorabilmente canalizzati sulle fragili spalle di un diseredato qualsiasi che, dopo qualche ultimo disperato tentativo di sfuggire alla morsa che si sta chiudendo attorno a lui, finisce per identificare in Nixon - il più grande venditore della sua epoca (rivela uno che di vendite se ne intende) - la causa di tutti i mali.
The assassionation è la sofferta cronaca di una tragedia annunciata.
I film sui “casi umani” sono sempre problematici; se poi questi vengono coinvolti in disastri (esistenziali e collettivi) annunciati allora la visione del film si rende (per me) davvero logorante. Ma non è ancora il caso di The assassination. Il vero problema, qua, è che si è disegnato un personaggio indissolubilmente incatenato all'assenza di riscatto, destinato ineluttabilmente a fallire. Restiamo a guardare sapendo già che non ci sarà redenzione. Ecco servito l'incubo americano. Ma il voto negativo non è per l'assenza di affrancamento, bensì per averne esclusa l'eventualità fin dal dna dei primi fotogrammi (LAMPUR).
In casi come questo, poco o nulla rileva che l’interpretazione di S.Penn (in un ruolo analogo a quello brillantemente interpretato pochi anni prima) e la scrupolosa attenzione mostrata in sede di regia non abbiano mostrato falla alcuna. Tutte le migliori intensioni hanno finito per essere risucchiate da quel buco nero che si è rivelata essere la sceneggiatura.
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